A poco più di vent’anni dalla sua istituzione – era il 30 settembre 1986 quando Giovanni Paolo II, nell’ambito di un generale processo di riordino che interessò molte diocesi italiane, soppresse le precedenti Chiese locali ed eresse la nuova diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro – la nostra comunità si prepara ad accogliere un nuovo Pastore, monsignor Riccardo Fontana, il quarto della serie inaugurata dal vescovo Giovanni D’Ascenzi e proseguita dal cappuccino padre Flavio Roberto Carraro e da monsignor Gualtiero Bassetti. La nuova diocesi, la più estesa della Toscana con i suoi 3.425 chilometri quadrati e una fra le più popolose, con circa 310mila abitanti, raccoglie un’eredità di fede e di storia che affonda le sue radici nel terzo secolo. Molto antica, infatti, è la presenza cristiana nel territorio aretino: una leggenda altomedievale racconta che durante la persecuzione di Decio (250-252) furono uccisi per la loro fede i fratelli Lorentino e Pergentino, ritenuti protomartiri della città. Secondo l’elenco dei suoi vescovi – Arezzo è una delle poche Chiese italiane a conservarne uno completo, che raccoglie i nomi dei suoi 105 Pastori – la fondazione della comunità cristiana si deve alla predicazione del suo primo vescovo San Satiro (intorno alla metà del terzo secolo); a lui seguì San Donato (patrono della città e, insieme a San Giovanni evangelista, a San Marco e a Santa Margherita da Cortona, della diocesi), ricordato dai documenti più antichi coi titoli di vescovo e confessore, e definito «apostolo della Tuscia» per la sua instancabile azione apostolica. Passioni leggendarie successive lo hanno descritto come martire, ucciso sotto Diocleziano il 7 agosto del 304. Scorporando in parte i territori delle diocesi di Arezzo, di Chiusi, di Città di Castello e di Perugia, nel 1325 il papa Giovanni XXII eresse la diocesi di Cortona, anche se studi storici recenti ritengono probabile l’esistenza di una diocesi paleocristiana sul territorio cortonese retta, fra gli altri, da San Vincenzo martire. Dalla sua costituzione, sulla cattedra cortonese si sono succeduti 55 vescovi, il penultimo dei quali, monsignor Giuseppe Franciolini, è stato il più longevo con oltre quarantasei anni di ministero episcopale (1932-1978).Storia a sé, invece, per la diocesi di Sansepolcro, istituita nel 1520 da papa Leone X dei Medici, nel contesto del riordino dei confini dello Stato fiorentino, che portò alla sottrazione alla diocesi di Città di Castello dei territori della Valtiberina toscana che, sino ad allora, avevano fatto parte della diocesi tifernate, ad eccezione del Borgo sorto attorno all’antica abbazia benedettina-camaldolese del Santo Sepolcro e dei Santi Quattro Evangelisti (XI secolo), soggetto al ministero dell’abate. Divenuta Sansepolcro sede vescovile e città, e la sua antica abbazia cattedrale, quella Chiesa locale nel Settecento ampliò progressivamente i suoi confini sino a comprendere territori romagnoli. Nel 1967, con il trasferimento del vescovo Abele Conigli a Teramo, la diocesi di Sansepolcro, guidata in 471 anni da 33 Pastori, iniziò un percorso di estinzione lento e travagliato: fino al 1975, infatti, fu retta, in qualità di amministratore apostolico, dal vescovo di Arezzo Giovanni Cioli, che in quell’anno, contestualmente alla decurtazione dei territori romagnoli, ne divenne vescovo. Arezzo e Sansepolcro risultarono così unite in persona episcopi. Con la rinuncia al governo di monsignor Franciolini ad esse si aggiunse, nel 1978, la Chiesa cortonese. Infine, nel 1986, la soppressione delle antiche tre diocesi e la nascita della nuova che, in appena ventitré anni di vita, ha già percorso un lungo cammino, costellato di significative tappe come la visita di Giovanni Paolo II nel maggio del 1993, durante la quale il Papa affidò la Chiesa locale alla protezione della Madonna del Conforto, e la celebrazione del grande Giubileo del 2000. di Massimo Rossi