Sulle strade che ha attraversato San Donato, che ha incrociato San Francesco e che ha toccato San Romualdo, ha camminato per dieci anni il vescovo Gualtiero Bassetti. E da ieri quelle stesse strade di un angolo di Toscana segnate dalla spiritualità di grandi santi saranno percorse dall’arcivescovo Riccardo Fontana. Il Pastore «arrivato dal mare» (come era stato chiamato Bassetti nel 1999 quando aveva fatto il suo ingresso nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro giungendo da Massa Marittima-Piombino) lascia la guida della Chiesa fondata dall’«apostolo della Tuscia» a un arcivescovo che, per una singolare combinazione, affonda le sue radici lungo la costa toscana, in quel Forte dei Marmi dove Fontana è nato 62 anni fa. Quasi a dire che il Tirreno è stato designato a offrire gli ultimi due Pastore giunti nella diocesi.Negli annali della Chiesa locale la data di giovedì 16 luglio è già stata inserita di diritto. Ad Arezzo, a Spoleto, a Perugia e nella Sala stampa vaticana è stata annunciata una doppia elezione: da una parte, quella del vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro Bassetti ad arcivescovo di Perugia-Città della Pieve; dall’altra, quella dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia Fontana a vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. «La vita nello Spirito è la vera ricchezza che spesso manca ad alcuni nostri contemporanei e che noi siamo chiamati a mettere al primo posto nella nostra esistenza di cristiani e nel nostro servizio pastorale», scrive Fontana nel primo messaggio indirizzato alla sua nuova diocesi che viene pubblicato da Toscana Oggi. Ciò che emerge è il volto di un Pastore attento al presbiterio, radicato nel magistero della Chiesa, promotore di un’evangelizzazione che parli i linguaggi odierni, sostenitore di un incisivo impegno culturale, intento a proporre una carità che sia autentica testimonianza di Cristo risorto, sensibile al quotidiano della gente, vicino alla «città dell’uomo» chiamata a essere riflesso della «città di Dio».La Chiesa che l’arcivescovo Fontana si trova davanti ha potenzialità e limiti. Certo è che nei dieci anni di episcopato di Bassetti ha trasformato la sua fisionomia: non soltanto perché – forse realtà più evidente – ha visto diminuire in modo sensibile il numero dei sacerdoti, ma anche perché ha cominciato a imboccare vie – già indicate dal Concilio Vaticano II e sottolineate dalla Chiesa italiana – di corresponsabilità ecclesiale, di pastorale integrata, di formazione permanente, di dialogo con l’«altro». Proposte talvolta abbozzate, in altri casi diventate prassi pastorale che hanno contribuito a mostrare il volto di una Chiesa missionaria, capace di farsi interprete della continua (anche se spesso nascosta) ricerca di senso che anima la coscienza dell’uomo del terzo millennio anche in terra aretina.di Giacomo Gambassi