Riscoprire il significato simbolico che, nelle civiltà del mondo antico, aveva il cinghiale. Questo l’obiettivo della mostra «Il Cinghiale nell’antichità. Archeologia e mito» che si svolgerà a Castiglion Fiorentino, negli spazi espositivi della chiesa di San Filippo. L’esposizione rimarrà aperta fino al 18 ottobre. Nelle civiltà del mondo antico, il cinghiale aveva un forte significato simbolico. Per i celti era un animale sacro, rappresentazione della forza divina allo stato selvaggio. In India la manifestazione della forza creatrice che pone fine al caos originale. Nelle culture mediterranee il cinghiale veniva identificato con la morte, per il colore scuro e le abitudini notturne: ucciderlo significava sconfiggere l’Oltretomba. Nel mondo greco, fin da Omero, era il simbolo del coraggio virile, dell’indomabile ferocia e dell’audacia propria del guerriero. Per questo i greci, come spiega lo storico Senofonte, consideravano la caccia al cinghiale un allenamento fondamentale per educare i giovani alla guerra. Gli etruschi lo ritenevano a diretto contatto con le divinità infernali, lo cacciavano di notte o all’alba, con cani feroci e sembra con pantere, al suono dei flauti. L’idea della mostra, nasce dalla scoperta di un’area sacra etrusca nella parte più antica della cittadina toscana, nel piazzale del Cassero, dove sono stati rinvenuti centinaia di ossa di animali, tra cui molte zanne di cinghiale: offerte sacrificali, in onore, forse, di una divinità protettrice della caccia.Simbolo della mostra una stupenda scena di caccia, rappresentata in una matrice di una coppa in terra sigillata aretina ( la tipica produzione ceramica dal colore rosso, che in epoca romana rese Arezzo famosa in tutto il mondo). Curata da Margherita Scarpellini (etruscologa, direttore scientifico del museo civico archeologico), la mostra presenta al pubblico cinquanta pezzi, molti dei quali inediti, che vanno dal VII secolo a. C. al III sec. d. C., provenienti dai maggiori musei archeologici della Toscana.