Giusto un anno fa, proprio dalle colonne di questo giornale, si rifletteva sulle feste del Palio della Balestra che si erano da poco concluse. Sostanzialmente sottolineavamo l’ingessatura che questo ciclo di feste stava assumendo a causa della ripetitività dell’identico programma, ormai lo stesso da troppo tempo. E chi dovesse dire che non è così, che gli appuntamenti devono essere quelli e non altri siamo certi che una «variazione al tema» non pregiudicherebbe nulla. Il problema comunque sta a monte e riguarda la vocazione alla quale, questa città, si sente chiamata. Ciò che voglio dire (non è niente di nuovo) è che Sansepolcro è una città importante sotto molti aspetti. Fra questi, quello artistico e culturale non sono da poco.Sansepolcro è città del Rinascimento e si fregia del titolo di città turistica. Allora, limitandoci solo a questo, durante le prime due settimane di settembre bisogna che questo «Rinascimento» venga fuori per richiamare i turisti. Cominciamo vestendo la città con abiti rinascimentali: le mura che cingono la parte antica per arrivare, poi, a vestire il cuore stesso della città. Le feste del Palio della Balestra sono un contenitore importante in questo periodo dell’anno per richiamare gente da ogni dove. Questo tipo di ragionamento vale anche per tutti gli altri eventi che, nell’arco dell’ anno, sono appuntamenti fissi, eventi che, se veicolati bene, potrebbero fare la loro parte in favore dell’economia della nostra città e del territorio e allo stesso tempo superare l’aspetto localistico per avere, anche questi, un respiro più ampio.Già nel numero precedente di ToscanaOggi, a proposito del Mercato di Sant’Egidio veniva messa in evidenza più di una stonatura nella ricostruzione di un evento che doveva esprimere il Rinascimento nel Borgo ma che di Rinascimento aveva ben poco. Forse necessita un comitato che organizzi questo tipo di eventi. Un comitato che lavori tutto un anno per curare fin nei dettagli le varie rappresentazioni. È fatica. Ma la nostra città merita un’attenzione particolare, una cura particolare. Sansepolcro appartiene ad ogni biturgense: è appartenuta a chi un tempo biturgense è stato, appartiene a chi oggi è biturgense ed apparterrà a tutti coloro che biturgensi lo saranno nei tempi a venire. Sarebbe peregrina l’idea e opportunistico il fine da perseguire se si vedessero le feste del Palio come una tigre da cavalcare, sostenendo che, tutto sommato, va bene così solo per poter dire «o quanto siamo bravi, o quanto siamo belli» e il tutto si traducesse in un mero interesse per raggiungere chissà cosa.Infine una piccola riflessione sul «Convivio rinascimentale». Si ha l’idea come di qualcosa di esclusivo. Perché, invece, non si adopera questo appuntamento per coinvolgere tutta la città? Penso ad una tavolata di gente festante, di un popolo in allegria che da piazza Santa Marta passando per tutto il Corso deviando solo per occupare piazza Torre di Berta, via Matteotti e piazza Garibaldi sia espressione di uno stare insieme, tutto accompagnato da spettacoli come quelli che vengono presentati nel Convivio. Utopia? Piuttosto una sfida. Nell’attesa sarebbe gradito il ritorno dei fuochi pirotecnici che fino a qualche anno fa, nel dopo cena, concludevano la domenica del Palio.Alessandro Boncompagni