«Avviando il ministero in questa bellissima parte della diocesi il mio pensiero va al Santo Sepolcro da cui prendemmo il nome e la consonanza d’intenti. Vogliamo ripetere, fin da questo mio primo atto di culto, che tutto ciò che riguarda la Terra Santa ci coinvolge, non solo sotto l’aspetto della giustizia e della pace. La possibilità che in questi tempi ci è data di vivere accanto ad ebrei e musulmani, anche in queste terre di Toscana, vuole essere un’occasione per afferire un contributo possibile alla pace in Terra Santa, perché Gerusalemme sia ancora la città della giustizia e della pace. Se me ne date mandato, chiederò al Patriarca latino di Gerusalemme, mio antico compagno di studi e amico, di avviare un possibile gemellaggio fra quella comunità cristiana e questa Chiesa diocesana». Ha lasciato subito il segno a Sansepolcro l’arcivescovo Riccardo Fontana. Lo ha fatto con le parole pronunciate durante l’omelia della sua prima Messa celebrata nella Concattedrale biturgense. Lo ha fatto con l’affetto da subito contraccambiato dalla Valtiberina.È stato un giorno di festa quello di domenica 27 settembre per i biturgensi. Festa per la nuova guida della diocesi arrivato per la prima volta in città e accolto in un caloroso abbraccio iniziato con l’accoglienza in piazza santa Marta, a Porta Romana, e proseguito con il saluto del sindaco, Franco Polcri, a due passi dalla celebre Resurrezione di Piero della Francesca e la celebrazione nel Duomo dedicato a san Giovanni Evangelista. Poi le parole dell’arcivescovo forti e chiare, con quell’idea di stringere un gemellaggio con la città santa da tempo nei cuori di tutti.Nell’omelia di Fontana c’è stato spazio anche per un altro tema caldo, quello dell’immigrazione. «Vi è un sentire diffuso ha detto l’arcivescovo di diffidenza verso il non conosciuto, un rifiuto per il nuovo, una sorta di arroccamento sulla conservazione delle memorie, non importa quanto antiche o recenti esse siano. Proprio da questa terra dei pellegrini Arcano ed Egidio i cristiani di oggi ripetono con rispetto per tutti che conta più l’appartenenza alla stessa umanità, che è la famiglia di Dio, che non le qualità date dai passaporti e dalle radici culturali di cui ciascuno è figlio. Ancor oggi vi sono mali e demoni che l’accoglienza cristiana può sconfiggere». Infine, il richiamo al Volto Santo conservato nel Duomo di Sansepolcro: «È innanzitutto un messaggio da decodificare. L’ignoto artista seppe fissare nel legno la pietà di un popolo: la sua fede. Seppe mettere insieme il bello con la storia dell’uomo. La sofferenza di Cristo in croce e la sua vittoria. Gesù Signore appeso nudo sulla croce fu rivestito dalla potenza di Dio di abiti regali e ciò che la folla idiota aveva fatto oggetto di scherno divenne nella fede degli avi la forza che vince il male e il riscatto che offriamo ai nostri ragazzi perché contemplando capiscano, servendo diventino liberi e amando divengano forti». (per leggere l’intera omelia)di Lorenzo Canali