Le catene alle gomme e la Bibbia sotto il braccio. I monaci camaldolesi tornano ad Arezzo. Tornano da martedì 1° dicembre nella loro veste prediletta: che è l’abito bianco di san Benedetto. Ma è anche il loro ruolo di predicatori. Un tempo venivano ad ascoltarli da tutto il mondo, perfino in epoche che di certo non brillavano per facilità di spostamenti. Ora i loro monasteri continuano ad essere luci nella foresta, alle quali ciascuno accede con il proprio bagaglio di dubbi e di passioni. Ma loro per primi scendono a valle. Ovunque, ma ad Arezzo in particolare. Scendono per spiegare la Parola di Dio. E spiegarla nel centro di Arezzo, dalla chiesetta di San Michele, che da qualche anno non è più parrocchia e che anche per questo ama ritagliarsi uno spazio diverso, un piccolo servizio a disposizione della diocesi. La chiesa della Parola che qui viene raccontata, sminuzzata, aperta come un forziere del quale si vogliano scoprire le mille ricchezze.È il ciclo di incontri biblici dell’Avvento. Un cammino di preparazione al Natale. Inizia martedì 1° dicembre e arriverà in quattro incontri fin quasi alla soglia della Notte Santa. Giovedì 10, martedì 15 e martedì 22. Un percorso che è ritagliato sulle pagine domenicali. «Maestro, cosa dobbiamo fare?». È il titolo di questo ciclo e insieme la domanda che arriva dagli Apostoli. Una domanda che dalla notte dei tempi si avventura fino a noi. Attraverso il Vangelo. O attraverso le luci di Camaldoli.La richiesta di un’indicazione. L’indicazione di una strada da seguire a ridosso di un Natale che di certo non è come gli altri. Un Natale di crisi. La crisi che fa saltare le certezze, e non solo quelle economiche, e scatena le domande. E forse qualche volta riporta anche sul rigo della Bibbia. È la piccola scommessa di un’idea che da anni viaggia sulle gambe della Comunità del Sacro Cuore e del Vicariato urbano. Una proposta congiunta, lì, nel centro della città, sulla strada del grande passeggio in prestito per quattro sere alle regioni della riflessione.Quattro incontri, tutti alle 21.15, tutti per mano ai monaci camaldolesi. Monaci diversi, perché gli incontri sono condotti non da singoli biblisti, che di certo nella tradizione benedettina non mancano, ma da una comunità. Una comunità che da sempre è uno dei grandi polmoni della fede aretina. Comunità che attraverso il Vangelo si muoverà nel primo incontro sulle vie del discernimento. Poi pescherà nell’angoscia del dubbio, quello che attanaglia gli apostoli ieri e ciascuno di noi oggi. Poi martedì 15 dicembre esploderà il mistero della fede. Per concludere sulla via della missione. Avventurandosi nella spiegazione della notte di Natale, suggellando quindi il percorso biblico condotto durante l’Avvento. Un Avvento camaldolese e nella chiesa, San Michele, che camaldolese lo era anche nelle sue origini. Un Natale raccontato anche sul filo delle lettere di Paolo. Alla ricerca della propria identità cristiana, che di certo nel Natale è nascosta. Provando ad affondare le radici della fede su un terreno solido. Quattro incontri, da qui al Natale. Un Natale di crisi ma che per questo potrebbe rivelarsi il Natale dove nulla viene dato per scontato e riparte la ricerca della fede.