Ho proposto al sindaco di Cortona e ai consiglieri comunali di tutti i partiti di farsi promotori di una civile protesta contro la sentenza della Corte di Strasburgo sulla rimozione del crocifisso dalle scuole pubbliche. La sentenza non può lasciarci indifferenti, soprattutto in quanto cittadini della nostra piccola patria. Proprio per questo, con grande umiltà, ma con voce alta e ferma, propongo al comune di farsi promotore di un’iniziativa pubblica per innalzare nella piazza del Comune un grande crocifisso e di invitare i cortonesi ad appendere alle finestre della proprie case delle bandiere azzurre con al centro la raffigurazione del crocifisso. Credo che su questa iniziativa non sia difficile trovare la convergenza unanime del nostro consiglio comunale o comunque della maggioranza dei consiglieri. Infatti proporre ed approvare una delibera comunale, che, per tutto il tempo in cui il ricorso del Governo italiano sarà pendente alla Corte europea, aiuti e guidi a livello istituzionale una protesta che potrebbe altrimenti sfociare in anacronistiche guerre di religione, sia interesse generale primario nel territorio della nostra piccola patria. Attraverso Toscana Oggi mi rivolgo anche ai sacerdoti cortonesi chiedendo loro di scendere sul piano civile e farsi promotori di una protesta di popolo che si esprima attraverso un’esposizione di bandiere azzurre con crocifisso alle finestre delle nostre case e l’innalzamento nei pubblici piazzali antistanti le chiese cortonesi di grandi croci. La Corte europea dei diritti dell’uomo con questa sentenza, più che un’operazione di progresso, ha davvero fatto un’operazione incendiaria di regresso, gettando benzina sul fuoco dei ripiegamenti identitari, che escludono il dialogo come strumento di convivenza. Nessun dialogo può essere utile se la premessa è l’annullamento dell’identità di uno o di entrambi i dialoganti, se la premessa è il livellamento a zero di quello che siamo, sentiamo, crediamo. La sentenza della Corte europea si basa sul testo della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che così recita: «Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l’insegnamento, le pratiche e l’osservanza dei riti». Alla luce di questo, mi chiedo allora se il crocifisso nelle scuole limita la libertà altrui o condiziona negativamente la laicità della scuola. Per rispondere bisogna intendersi sul significato di un simbolo (il crocifisso) e di un concetto (la laicità). I simboli sono segni identitari, e per i cristiani il crocifisso è un simbolo di amore, di salvezza e di universalità. Non è un «simbolo che esclude». Al contrario, è il simbolo di un «sacrificio che include», perché accettato per la salvezza di ogni uomo. Gesù Cristo è morto in croce per tutti. Quindi la sentenza in questione, come minimo, non ha considerato la portata universale del simbolo che vorrebbe far togliere dalle scuole. Quanto alla laicità della scuola, come, d’altra parte, la laicità dello Stato, essa non è data dall’omologazione «a zero» delle diverse identità, ma dal fatto che ogni individuo è trattato, sia dallo Stato sia dalla scuola, su un rigoroso piano di eguaglianza con tutti gli altri. Mi domando allora: che cosa possiamo fare noi cortonesi per testimoniare la nostra cultura, la nostra civiltà di italiani e di europei, oggi, davanti a questa violenza della Corte di Strasburgo? Credo che in attesa che il Palazzo comunale decida di darci una mano nel difendere il crocifisso, non sia fuor di luogo, da parte di un cattolico impegnato nel sociale, nel politico e nel civile, domandare a tutti di farsi promotori e di guidare una visibile protesta popolare cominciando ad innalzare dei grandi crocifissi nei pubblici piazzali antistanti le nostre chiese per far capire ai giudici di Strasburgo che devono accogliere il ricorso presentato dal Governo italiano ed annullare la loro incivile e stolta sentenza. Anche dalle colonne di questo giornale, inoltre, rinnovo al sindaco Andrea Vignini di darci una mano affinché anche il nostro Comune sia in prima linea nel difendere il crocifisso, così come stanno facendo tanti altri Palazzi comunali della Toscana. di Ivo Camerini