Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Quando la Caritas entra in parrocchia.

Il primo compito della Caritas è quello di dare una risposta concreta al Signore che chiede di servirlo nei suoi poveri, di essere come “il grano che morendo dà la vita”, di essere capaci di “far sognare il futuro”, di farsi testimoni di Gesù presso gli ultimi, i senza fissa dimora, i minori abbandonati, gli anziani soli». Con queste parole l’arcivescovo Riccardo Fontana ha aperto l’omelia durante la Messa celebrata venerdì 27 novembre nel Seminario di Arezzo. L’occasione è stato il suo primo incontro con i rappresentanti delle trenta Caritas parrocchiali presenti in diocesi. «Ogni Caritas parrocchiale deve svolgere un’attività di coordinamento, leggere i bisogni del territorio, provocare una risposta affinché la Chiesa tutta si muova a carità: le necessità sono tante e servono forze sempre maggiori e sempre nuove, avendo ben chiaro – ha dichiarato Fontana – che la Caritas non è un’associazione; Caritas è Chiesa che annuncia l’amore di Cristo con la realtà del servizio». «Quello che deve offrire – ha ribadito il presule – non è un operato meramente sociale: senza conversione di cuore, non si ha vera carità». Immediato il riferimento a monsignor Luigi di Liegro, fondatore della Caritas romana. Egli sosteneva, ha ricordato l’arcivescovo, che «i giovani volontari, gli operatori non devono mai dimenticare di pregare, di ringraziare il Signore per l’onore di servire i poveri». Annuncio, celebrazione, testimonianza: queste, per Fontana, le tre gambe del tavolo della mensa del Signore. In tutte le realtà parrocchiali, dunque, deve esserci spazio per il servizio, solo così – ha proseguito l’arcivescovo – la Chiesa unita potrà essere vero segno, faro che orienta con la sua luce anche l’ultimo dei nostri fratelli». Al termine della celebrazione Alessandro Buti, vicedirettore della Caritas di Arezzo, affiancato dalla direttrice suor Rosalba Sacchi, ha presentato le realtà delle numerose Caritas parrocchiali, i servizi che offrono e i volontari che vi operano. Fontana, auspicando di riuscire a creare al più presto un rapporto immediato, diretto e continuo con quella che ha definito «la parte più bella» della Chiesa, ha anche svelato un desiderio che ha nel cuore: la creazione di una Caritas in ogni area pastorale, poiché – ha detto – «senza carità non c’è comunità». Dopo la solenne benedizione l’incontro si è concluso con un momento conviviale, una cena condivisa: una bella occasione di scambio e confronto spontaneo di esperienze, idee e progetti, per confermare, ancora una volta, che «Chiesa è bello», come ama ripetere Fontana. di Maria Grazia Profeta