Arezzo - Cortona - Sansepolcro

E il dialogo fra le fede passa anche dai banchi.

L’insegnamento di religione cattolica, nella scuola italiana, conosce ogni giorno nuove sfide che è chiamata ad affrontare serenamente, ma anche in modo deciso, in particolar modo da quando è diventata disciplina di carattere culturale e a pieno titolo inserita nelle finalità di una scuola laica ed aperta a culture, etnie e religioni diverse. La legge 121/85 invita ogni insegnante a comprendere l’importanza di un approccio che, se è chiamato a presentare quello che il cattolicesimo ha significato e significa per l’Italia e non solo, non può dimenticare il confronto continuo ed arricchente con le altre religioni che la nostra società, oggi più di ieri, ci presenta. È un momento di grazia questo, perché la diversità è garanzia di presenza del divino, occasione di manifestazione di un’identità che non sia ottundente, ma accogliente nei confronti del diverso. Nelle nostre zone esiste un costante processo migratorio, soprattutto da Paesi dell’Est Europa, con una forte presenza di alunni appartenenti alla confessione cristiana-ortodossa. Se lo Statuto delle studentesse e degli studenti pone come diritto dell’alunno straniero il rispetto della vita culturale e religiosa della comunità di appartenenza, invitando la scuola a promuovere e favorire iniziative volte all’accoglienza e alla tutela di queste tradizioni, l’insegnante di Irc è chiamato ancor di più a svolgere un ruolo di particolare attenzione e accoglienza nei confronti di quegli alunni che non solo sono presenti nelle nostre scuole, ma si avvalgono regolarmente dell’insegnamento di religione cattolica. Nel 1996 gli ortodossi presenti nella provincia di Arezzo erano 578, nel 2008 sono saliti a 13.229. Non possiamo far finta di niente: anzi, è questa un’occasione per creare un dialogo culturale serio e basato su una conoscenza reciproca e mai a senso unico, che possa sfociare in quel tanto proclamato, quanto poco vissuto, dialogo ecumenico che, per quanti sono credenti, deve rappresentare un impegno quotidiano.Del resto, non si tratta di fare gli originali: gli obiettivi specifici di apprendimento che il Ministero dell’istruzione e la Conferenza episcopale italiana hanno individuato, stabiliscono che l’alunno debba acquisire l’abilità di riconoscere i principali fattori del cammino ecumenico, di rintracciare nei documenti della Chiesa gli atteggiamenti che favoriscono l’incontro, il confronto e la convivenza tra persone di diversa cultura e religione, di individuare le cause delle divisioni tra i cristiani e valutare i tentativi operati per la riunificazione della Chiesa e, non ultimo, di accogliere, confrontarsi e dialogare con quanti vivono scelte religiose e impostazioni di vita diverse dalle proprie. Individuare i percorsi che la Chiesa Cattolica ha svolto e svolge per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso è uno dei tanti obiettivi culturali che l’insegnante di religione cattolica deve avere come punto di riferimento del suo impegno all’interno della scuola pubblica italiana. È una sfida difficile, ma che mette nelle condizioni di sentirsi ognuno, responsabile di tutto, come amava sostenere Don Lorenzo Milani; far comprendere agli alunni l’importanza dell’incontro accogliente e di come una certa identità si costruisca proprio nella ricerca del dialogo, delle differenze e di quella pluralità nell’unità che rappresenta l’impegno di ogni cittadino, consapevole della propria storia, ma curioso della storia dell’altro che incontra, è il senso principale dell’essere educatore. Benedetto XVI, alla scomparsa del Patriarca della Chiesa ortodossa serba Pavle, che da sempre e in situazioni ben più complesse di quelle che capita di vivere a noi ha operato per la ricerca di un dialogo ecumenico con le comunità cattoliche, ha dichiarato che la vita di Pavle è stata «una lunga vita al servizio del Vangelo». Servire il Vangelo: questo è il significato profondo spirituale oltreché culturale dell’operare per il dialogo ecumenico.

Leonardo Magnani insegnante di religione e membro della Commissione per l’ecumenismo