Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Quella solidarietà in nome di Meoni.

Era l’11 gennaio di cinque anni fa: la notizia che Fabrizio Meoni, il re della moto, era deceduto in seguito ad incidente nella Parigi-Dakar si sparse in un baleno nella nostra zona, dove il campione era conosciutissimo e dove aveva tanti tifosi ed estimatori. Il mondo sportivo perdeva un valido atleta, ma soprattutto il mondo della solidarietà perdeva un grande protagonista. Meoni infatti era sempre stato una figura di primo piano nelle opere missionarie di padre Arturo Buresti. A distanza di cinque anni la Fondazione Fabrizio Meoni, sorta grazie soprattutto al sostegno del mondo sportivo, ha voluto ricordare il campione e ha pubblicato un resoconto delle attività e delle iniziative di beneficenza realizzate in suo nome. Negli ultimi due anni ha investito oltre 130mila euro per la prosecuzione dei progetti iniziati da Fabrizio e per avviarne di nuovi in Senegal, Uganda, Tanzania e Darfur. Non meno importanti sono le iniziative attuate dall’associazione «Solidarietà in buone mani», fondata da padre Buresti e oggi guidata da don Giuliano Faralli, per continuare il ponte di solidarietà con l’Africa, in particolare in Sierra Leone, la zona di gran lunga più povera del continente nero. Questa associazione, di cui lo stesso Fabrizio è stato un insostituibile animatore, è attiva nella fornitura di materiale e strumentazione sanitaria e cura con assiduità la formazione del personale locale per l’utilizzo dei moderni mezzi nelle prestazioni medico-chirurgiche. Anche una targa, offerta dall’amministrazione comunale di Castiglion Fiorentino, in ricordo di Fabrizio. L’ha portata in Mauritania Federico Milighetti, da sempre amico e compagno di avventure di Meoni, nel luogo del tragico incidente. Cinque anni fa, infatti, un gruppo di castiglionesi si recò nel luogo dell’incidente per costruirvi un cippo in memoria del campione. Con il passare del tempo, il cippo è risultato danneggiato. Per questo si è deciso di tornare sul posto per rendere omaggio a Fabrizio e per lasciare questa targa in pietra, realizzata dal maestro Bruni: è un bassorilievo raffigurante la torre del Cassero, simbolo della città natale del campione.