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Calcinaio, formare laici adulti per vivere la Messa domenicale.

La parrocchia-santuario Santa Maria delle Grazie al Calcinaio si è anche quest’anno mobilitata per la festa del santo patrono San Vincenzo (festeggiato domenica 24 gennaio): è il «capo di casa», così lo definisce il parroco don Ottorino Cosimi, e, come tale, va onorato, con i dovuti riguardi. Quindi, momento importante, il pranzo in canonica, a cui sempre don Ottorino invita i confratelli, gli amici del santuario e tutti i parrocchiani. Ma questo sarebbe troppo riduttivo per una parrocchia che, legata particolarmente alla Madonna, si vanta di puntare sulla formazione e qualificazione del laicato e sulla pastorale della famiglia, nonché sulla cura delle celebrazioni liturgiche che fanno risaltare la ministerialità del popolo di Dio, nella varietà di carismi e servizi. Per questo, la celebrazione principale del giorno della festa, quella delle ore 11 di domenica 24 gennaio, è stata quest’anno preparata da un’assemblea della parrocchia e degli amici del Santuario, convocata dal parroco, alla quale è stata invitata Silvia Mancini, membro del Consiglio pastorale diocesano, rappresentante dell’Ufficio catechistico diocesano, che ha presentato una riflessione sulla Messa della domenica, lavoro al quale hanno contribuito anche le zone pastorali della nostra vasta Chiesa.Lo spunto che ha suscitato l’impegno del consiglio pastorale è stata la constatazione che le nostre assemblee liturgiche si fanno progressivamente sempre più vuote e cresce il numero di «credenti non praticanti». Al di là delle battute e del moralismo, che cosa significa questo? La Chiesa già da tempo si interpella sull’argomento e ha tentato una serie di risposte, partendo dai documenti conciliari, nella convinzione che occorre prima di tutto comprendere le ragioni di un dialogo interrotto che deve ripartire dall’inizio. Questa defezione del popolo cristiano riguarda, come è comprensibile, in maniera tutta particolare i giovani. Partendo da questa considerazione, una prima risposta: non è più compreso oggi il «linguaggio dei segni», in particolare quello dei segni liturgici; è un linguaggio fuori corso. Le Messe che celebriamo sono diventate incomprensibili. Chi va «a prendere Messa» si annoia e non ne trae frutto perché percepisce solo la ripetitività di un rito che inizia, si sviluppa in maniera sempre uguale e si conclude senza portare niente di nuovo. La domenica, giorno del Signore, è oggi considerata e voluta come giorno di riposo, di svago, di gita, di sport, di supermercato, di incontro con i familiari: la celebrazione eucaristica, suo momento culminante, esclusa da tutto questo perché non c’entra più, perché non vale più la pena farcela entrare.Per questo, ha detto Silvia Mancini, è importante riprendere un cammino nuovo, che la comunità del Calcinaio ha compreso molto bene, spinta dallo stimolo del parroco: quella della formazione di laici che comprendano il significato profondo della celebrazione eucaristica, in particolare di quella della domenica, soprattutto vissuta in parrocchia perché è lì che è possibile agganciarla al vissuto quotidiano, alla settimana, alla famiglia, e quindi renderla non solo un rito, un precetto assolto, ma il luogo teologico dove si manifesta la Parola per me che ascolto e mi rivela la particolare vocazione che sono chiamato a svolgere, il luogo teologico dove l’assemblea parrocchiale cresce nutrita dallo stesso Pane e dallo stesso annuncio, dove si sperimenta la evangelizzazione e si concretizza la carità, dove è possibile che tutti si sentano protagonisti.Quindi, bando alle Messe sciatte, non partecipate, dove il sacerdote è costretto a far tutto da solo, cominciando dal preparare la chiesa, l’altare e la liturgia, fare da animatore liturgico oltre che da celebrante, darsi da fare per il canto, versarsi l’acqua delle ampolle per l’abluzione delle mani perché non c’è nessun laico preparato al servizio all’altare, leggere le preghiere dei fedeli, talvolta anche le letture, perché non c’è nessun lettore, nessuno che si dispone a raccogliere le offerte, mentre l’assemblea se ne sta inoperosa e muta.La partecipazione viva alla Messa della domenica, in parrocchia, è una vera compartecipazione; indica responsabilità e disponibilità; significa aver compreso che il sacrificio eucaristico non è esclusiva competenza del sacerdote, che lo Spirito Santo si manifesta dove due o più sono uniti nel nome del Signore, che la Messa è palestra per diventare catechisti e animatori di carità, per scoprire e vivere la propria vocazione.