Arezzo - Cortona - Sansepolcro

A Pozzo della Chiana, in occasione della festa di San Biagio, l’arcivescovo Fontana ai ragazzi:«Lo spirito vi libera dalle schiavitu’»

Come ogni anno, a Pozzo della Chiana, in occasione del patrono San Biagio vescovo e martire, è stata festa grande. Infatti quel giorno viene scelto per la celebrazione delle Cresime. Per cui la visita del vescovo in una parrocchia, come è tradizione al Pozzo, è sempre motivo di grande letizia. Ad attenderlo perfino la banda filarmonica «Verdi», immancabile nelle occasioni importanti. I quindici ragazzi, fra cui una coppia di fidanzati vicini al matrimonio, si sono presentati all’arcivescovo Riccardo Fontana rispondendo il loro «eccomi», davanti alla comunità riunita nella bella chiesa parrocchiale, dove la Messa è stata animata dal coro diretto dall’affezionato maestro Mafucci.Nell’omelia l’arcivescovo ha parlato ai giovani con espressioni concrete e di grande richiamo: «Avrete sempre davanti a voi la possibilità di scegliere le tante vie “mediatiche” che il mondo di oggi vi suggerisce, ma se avrete Gesù come amico, avrete un’altra possibilità di scelta e state sicuri che la via che il Signore vi indicherà non vi lascerà delusi». Poi Fontana ha aggiunto: «Gli Apostoli, il giorno di Pentecoste, da timidi diventarono coraggiosi, da deboli pieni di forza e senza paura iniziarono da subito a parlare del loro Maestro, perché lo sentivano vivo e presente, guida sicura dei loro passi, anche se a volte costò loro perfino il martirio; questa forza, questo coraggio, si chiama Spirito Santo». Quindi l’arcivescovo ha accennato al suo arrivo nel paese: «Nella cappella adiacente la chiesa, in cui mi avete accolto, mi avete raccontato che questa chiesa durante la guerra è stata demolita dai bombardamenti, poi è stata ricostruita, pietra su pietra, mattone su mattone, con l’impegno, il sudore e la fatica di tutti, perché la comunità ci teneva che le proprie radici non finissero in quel cumulo di macerie, per far sì che qui ancora oggi si trasmetta di generazione in generazione la fede, quanto di più prezioso ci è stato tramandato dai nostri antenati». Significativo il messaggio che ha rivolto agli adolescenti: «Anche voi ragazzi dovete essere forti come la vostra chiesa e non dovete permettere a nessuno di distruggere quanto di più bello è stato seminato nel vostro cuore, dovete essere liberi dalle troppe schiavitù che oggi vi vengono proposte con i loro seducenti fascini, ma solo Gesù può aiutarvi davvero e donarvi la vera libertà. Però non è sufficiente il vostro “sì” di oggi per essere liberi concretamente: è per tutti la fatica di ogni giorno e, poiché siete ancora giovani, a maggior ragione occorre che tutta la comunità, oltre che le vostre famiglie, si senta comunità educante, vi aiuti a crescere, ad essere forti e determinati nelle prospettive della vita, a non disperdere quanto di prezioso è stato realizzato per costruire le fondamenta cristiane dentro di voi, perché il nemico è sempre all’erta. Per questo esorto gli adulti, specialmente in famiglia, a dire ogni tanto qualche “no”, deciso e irremovibile, perché anche di questo hanno bisogno i nostri giovani». Così l’arcivescovo ha voluto rendere la parrocchia consapevole della corresponsabilità nella formazione cristiana dei ragazzi che appartiene a un cammino di tutta la comunità, troppo spesso delegata soltanto a “quelli” della chiesa. Dopo l’omelia l’arcivescovo ha guidato con molte sottolineature la recita del Credo, poi ha introdotto un momento di preghiera silenziosa insieme a tutti i sacerdoti presenti e all’amministratore apostolico di Fiesole, Luciano Giovannetti, carissimo amico del parroco don Carlo Bonechi. Infine il solenne momento del sacramento con l’imposizione della mani, mentre il coro ci aiutava la preghiera.Liana Castiglionesi