Arezzo - Cortona - Sansepolcro

La Quaresima, tempo propizio per l’annuncio.

E’ interessante leggere San Paolo con la sua seconda Lettera ai Corinzi per comprendere in modo autentico il periodo che si prepara alla Pasqua. Scrive l’Apostolo delle genti: «Ma questo tesoro lo abbiamo in vasi di creta, affinché appaia che questa potenza straordinaria proviene da Dio e non da noi… Animati tuttavia da quello spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che Colui il quale ha risuscitato il Signore Gesù risusciterà anche noi con Gesù e ci metterà accanto a lui insieme con voi… Poiché il minimo di sofferenza attuale ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, giacché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono di un momento; quelle invisibili, eterne» (2 Cor 4,7; 13-14;17-18).Il tempo di Quaresima è veramente un tempo adatto per la riflessione sul ministero del catechista. Certamente esso è di natura diversa rispetto al ministero esercitato dall’apostolo Paolo. Tuttavia anche noi catechisti che siamo impegnati nelle nostre comunità ma anche nei movimenti e nelle associazioni ecclesiali abbiamo in mano un tesoro: il «Vangelo della gloria di Cristo», per dirla con le stesse parole dell’Apostolo.Il tesoro che ci è stato dato è riposto anche per noi nei vasi di creta della nostra natura umana, con le sue innate debolezze e infermità. Possiamo ricavare un criterio di giudizio davanti a queste ultime: esso è la passione di Gesù che coinvolge anche le difficoltà della nostra testimonianza, gli apparenti fallimenti del nostro annuncio, la fuga dei nostri ragazzi dalle parrocchie.Se credere implica aderire a Cristo con tutto il nostro essere, dire «ho creduto, perciò ho parlato» implica scorgere nelle braccia del Signore stese sulla croce tutto l’abbraccio del suo amore, l’abbraccio sui fallimenti e sugli errori di giudizio umani, l’abbraccio della libertà del rifiuto di Dio e del suo desiderio di comunione con l’uomo, l’abbraccio tenero che, nel nostro cuore, portiamo per ciascuno dei nostri ragazzi sottoposti a troppa dispersione nelle loro attività, anche in un tempo liturgico destinato tradizionalmente alla riflessione e alla preparazione spirituale.Eccoci richiamati a fissare lo sguardo alle cose eterne, come nel Vangelo della seconda domenica di Quaresima di quest’anno. La trasfigurazione è «metamorfosi», cambiamento di forma, causato per ciascuno di noi ogniqualvolta ci mettiamo seriamente in ascolto della Parola di Dio. Se ciascuno di noi è destinato a sua volta ad essere trasfigurato, la bellezza di questo destino possa anche trasparire nel nostro annuncio, senza temere che esso passi attraverso il velo della croce. don Davide Papaianni direttore dell’Ufficio catechistico diocesano