Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«Evangelizzare con la testimonianza».

Non dimenticare la carità nell’educazione alla fede dei ragazzi. È l’invito che giunge da Simone Giusti, vescovo di Livorno e delegato della Conferenza episcopale toscana per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi.Qual è il ruolo della carità nel cammino di iniziazione cristiana?«L’iniziazione cristiana è un apprendistato globale alla vita cristiana, è l’azione della Chiesa che genera nuovi figli; essa è incentrata su tre momenti essenziali ed inscindibili: la catechesi, la liturgia, la carità. Si tratta di un formazione vissuta dal gruppo attorno alla logica iniziatica della Traditio-Redditio. Si riceve dalla Chiesa (Traditio) attraverso i genitori, la comunità parrocchiale, il gruppo; si ridona al mondo e alla Chiesa (Redditio) con la testimonianza personale e di gruppo».Dunque il punto di partenza è la comunità?«Per prima cosa, la parrocchia sia comunità; la comunità eucaristica sia segno credibile per la sua carità. Carità fra i suoi membri, ovvero capacità di volersi bene davvero, disponibilità alla collaborazione e al dialogo fraterno. Carità verso tutti i poveri, partendo dalle povertà materiali».Come impostare sotto quest’ottica l’iniziazione cristiana?«La carità conduce a leggere con lucidità lo stato dell’educazione alla fede dei fanciulli e dei ragazzi, per riconoscere che essa è oggi più una socializzazione religiosa che una vera iniziazione cristiana. Occorre quindi avere il coraggio di un’autentica riforma dell’iniziazione cristiana, che conduca il ragazzo a scegliere Cristo compiendo un’opzione di fede per il Signore e per la Chiesa».Fondamentale è la testimonianza.«La carità è il contenuto centrale e nello stesso tempo la via maestra dell’evangelizzazione. Evangelizzare è far incontrare gli uomini con l’amore di Dio e di Cristo, che viene a cercarli: per questo è indispensabile la testimonianza vissuta; è necessario fare la verità nella carità. Il servizio ai poveri è parte integrante dell’evangelizzazione e non solo frutto di essa. L’amore preferenziale per i poveri è una dimensione necessaria della nostra spiritualità; è la modalità principale con la quale i fanciulli compiono la Redditio, ovvero ridonano la fede che hanno ricevuto dalla Chiesa. Tutto questo attraverso concreti comportamenti di carità e quotidiani impegni missionari che la comunità educante via via saprà individuare».