Generare cristiani. Alla ricerca di un modello» è stato il tema del seminario di studio sull’iniziazione cristiana, promosso dalla Commissione regionale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, svoltosi il 29 e 30 gennaio nel Monastero di San Cerbone in provincia di Lucca.Obiettivo della due giorni era quello di individuare alcune linee essenziali per un modello di iniziazione cristiana efficace, ripetibile e proponibile nelle parrocchie. Molti parroci, operatori pastorali, genitori credenti si domandano spesso per quale ragione i ragazzi di oggi non riescano a maturare un’identità cristiana e un’appartenenza ecclesiale significativa e gioiosa.Il seminario ha voluto, in un certo senso, porsi quesiti inversi: perché alcune esperienze di catechesi funzionano? Per quale motivo riescono a formare, a generare alla fede? Quali elementi ne determinano il «successo»? La risposta a queste domande ha preso avvio dall’analisi di alcune esperienze significative, realizzate da parrocchie toscane e presentate durante il convegno.La parrocchia di San Piero in Palco, a Firenze, propone l’esperienza di catechesi «a quattro tempi» che recupera, nel corso di un mese, la dimensione familiare dell’annuncio, come pure quella celebrativa (la «Messa con le famiglie» conclude il ciclo delle quattro settimane); la tipologia dell’incontro, sia con i bambini che con i genitori, supera il modello trasmissivo-frontale e si configura sempre più come «apprendistato globale alla vita cristiana», passando dal «conoscere notizie su Gesù» all’«incontrare Gesù nella comunità cristiana»; ciò non significa certo tralasciare l’aspetto conoscitivo, che resta indispensabile, ma appunto integrarlo in un’esperienza globale che parte dalla vita e ad essa ritorna, illuminata dall’annuncio accolto, celebrato, vissuto.Altre due parrocchie, una delle quali proveniente dalla nostra diocesi, hanno condiviso la loro esperienza di iniziazione cristiana; si tratta di due comunità guidate da religiosi salesiani: quella del Sacro Cuore a Livorno e quella di San Leone Magno a San Leo di Arezzo. La connotazione salesiana delle due comunità fa sì che l’esperienza di iniziazione sia integrata in un progetto formativo più ampio, che ha nell’oratorio il suo centro propulsivo. Anche in questo caso, il coinvolgimento delle famiglie nel progetto (non solo l’informazione periodica sul percorso dei bambini) si è rivelato una scelta indispensabile per generare alla fede. Da sottolineare come l’esperienza di Arezzo sia stata presentata dal parroco, don Adriano Moro, insieme a due coppie di genitori-catechisti: ciò ha dato ulteriore visibilità alla rete di rimandi che il generare alla fede può creare all’interno di una comunità che prenda sul serio questo suo compito fondamentale ed irrinunciabile.I qualificati contributi del seminario dovranno ora essere elaborati nelle varie diocesi e in Commissione regionale; sembra, tuttavia, di poter già osservare come l’inserimento del cammino di iniziazione cristiana in un progetto pastorale della comunità, il coinvolgimento costante e strutturale delle famiglie, il superamento del modello scolastico e la valorizzazione del momento celebrativo costituiscano altrettanti punti di non ritorno che ogni parrocchia, nella comprensibile diversità di tradizioni e di risorse, dovrebbe tener presenti, per continuare a generare cristiani.Si legge nel testo «Il rinnovamento della catechesi»: «Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come lui, a giudicare la vita come lui, a scegliere ed amare come lui, a sperare come insegna lui, a vivere la comunione con il Padre e lo Spirito Santo. In una parola, nutrire e guidare la mentalità di fede: questa è la missione fondamentale di chi fa la catechesi a nome della Chiesa».Silvia Mancini