Una lettera dell’arcivescovo Riccardo Fontana, che invita i sacerdoti della diocesi per la celebrazione della Messa crismale del Giovedì Santo del 1° aprile nella Cattedrale di Arezzo, ricorda che la benedizione degli oli santi, specifico momento di questa liturgia, è l’occasione per rinnovare la «nostra promessa di servizio nell’impegno di rimediare le povertà spirituali e materiali della nostra gente».L’invito dell’arcivescovo acquista così una valenza sociale che amplia il significato liturgico della celebrazione: l’olio che viene consacrato nella Messa del Giovedì Santo deve essere anche un’espressione della carità fraterna e della condivisione dei beni materiali che, seguendo l’esempio di Gesù, la comunità cristiana deve concretamente attuare per venire incontro, specialmente in un momento di crisi come quello attuale, alle sofferenze dell’uomo di oggi nelle quali si completa la passione del Signore. È l’«Olio dei poveri», che, nella Messa crismale, esprime la consapevolezza delle comunità cristiane di incontrare il Signore che si china sulle nostre miserie e sulle nostre insufficienze. Dunque, non una celebrazione astratta e lontana dalla realtà dovrà essere quella della consacrazione degli oli nel Giovedì Santo, ma un impegno di carità e di amore concreto che dimostri il vero volto della Chiesa.Che cosa sono, quindi, invitate a fare, secondo l’arcivescovo, le nostre comunità parrocchiali per rendere credibile e vera una liturgia ricca di simboli come quella del Giovedì Santo? Sono invitate ad offrire l’olio che verrà benedetto per la celebrazione dei sacramenti, destinando il superfluo alla carità per i poveri. È un gesto significativo a compiere il quale sono invitate, a turno, ogni anno le parrocchie delle sette zone pastorali di Arezzo, Cortona e Sansepolcro. Quest’anno saremo noi della zona pastorale di Cortona-Castiglion Fiorentino a dare il via a questa esperienza comunitaria.Ma perché proprio l’olio? Perché questo prodotto naturale, proveniente dalle olive mature, insieme all’acqua per il Battesimo e al vino per l’Eucaristia, è la «materia» di altri importanti sacramenti, come la Cresima e l’Unzione degli infermi, oltre che dello stesso Battesimo.Nella letteratura, nell’arte, nel simbolismo religioso, l’olio compare spesso come figura di abbondanza, letizia, forza, soavità, fecondità e incorruttibilità. Significa spesso realtà di ordine soprannaturale, come la Grazia, la misericordia di Dio, l’effusione dei doni dello Spirito Santo. Per questo nell’antichità era uno degli elementi principali che veniva usato nella consacrazione degli altari, dei vasi e dei luoghi sacri, dei sacerdoti, dei re, nei sacrifici e nelle offerte delle primizie, nella purificazione dei peccati e nella preghiera di guarigione dei malati.Ancora oggi usiamo l’olio, benedetto con rito solenne dal vescovo nella Messa crismale del Giovedì Santo, come olio degli infermi per la benedizione dei malati e per l’Unzione dei malati, come olio dei catecumeni per il Battesimo, come olio di consacrazione per l’ordinazione sacerdotale ed episcopale, come sacro Crisma per il sacramento della Cresima.Accogliamo, dunque, l’invito dell’arcivescovo ed offriamo, iniziando da subito e consegnandolo nelle parrocchie, l’olio da benedire per le celebrazioni sacramentali e per la carità della Chiesa. Nei giorni precedenti il Giovedì Santo gli incaricati della Caritas diocesana passeranno nelle parrocchie a ritirare l’olio che sarà stato offerto. Non è importante la quantità, è piuttosto significativa la partecipazione di tutta una comunità che si sente coinvolta, insieme con l’arcivescovo, in un gesto di valore liturgico e caritativo. L’olio che non sarà utilizzato per gli oli sacri verrà donato a chi vive in difficoltà attraverso la Caritas come segno di vicinanza ai bisognosi e alle famiglie che sono in difficoltà.di Benito Chiarabolli