Sostenere le famiglie che si trovano in difficoltà a causa della crisi attraverso il microcredito, ossia piccoli prestiti per far fronte all’emergenza. Numerose le esperienze nell’Aretino come ha dimostrato il convegno dal titolo «Il microcredito in tempo di crisi» che si è tenuto lunedì 15 marzo nella Sala dei Grandi della Provincia di Arezzo. «La Provincia ha affermato Mirella Ricci, vicepresidente della Provincia punta a creare un’azione di coordinamento tra le varie associazioni ed enti che utilizzano il microcredito per realizzare una rete sul territorio che permetta di avere una visione globale della situazione di disagio che va diffondendosi».La diocesi è in prima linea nell’utilizzo di questo strumento per aiutare le famiglie. «È triste vedere ormai anche in Italia come la nostra gente faccia fatica a pagare le decorrenze di fine mese e a mantenere il decoro», ha spiegato l’arcivescovo Riccardo Fontana durante la tavola rotonda. «Tramite la rete delle parrocchie la Chiesa arriva anche a quelle persone che non manifestano esplicitamente il disagio e, attraverso il braccio operativo che è la nostra Caritas diocesana, eroghiamo il possibile nel tentativo di soccorrere chi soffre a causa di questa crisi. La cultura della solidarietà prende vita grazie anche all’ottima intesa che la Caritas ha con le istituzioni locali».L’importanza del coordinamento tra le varie forme di microcredito è stata sottolineata anche da Roberto Poledrini, coordinatore degli operatori del microcredito della Provincia di Arezzo. «Il coordinamento ha spiegato intende massimizzare l’impegno di tutti: non è infatti opportuno parlare di concorrenza. Creare nuovi metodi di sostegno e far capire che non si tratta di assistenzialismo è il traguardo da raggiungere».Un punto di riferimento è l’esperienza del consultorio «La famiglia» di Arezzo. «Il credito è come una mano che tendiamo ha sottolineato Fortunato Galantini, operatore dell’associazione “La famiglia” . Da qui emerge l’importanza dei centro d’ascolto, i cui operatori non possono limitarsi a un approccio distaccato, ma devono accompagnare la persona in questo periodo di imbarazzo e disagio che si trova a vivere». «Il colloquio è un contatto diretto nel quale poter verificare l’onestà e la moralità di una persona. È giusto spiegare chi siamo, cosa facciamo e mettere in evidenza che non siamo preposti alla beneficenza ha dichiarato Galantini . In pratica si crea la necessità di stabilire un patto etico (impegno nel pagare le rate di rimborso) che si instaura al momento della firma del prestito».«In Toscana sono già stati realizzati 90 centri d’ascolto ha affermato Gianni Salvadori, assessore alla politiche sociali della Regione Toscana e il microcredito diventa un’opzione per evitare che la disperazione porti le persone a cadere nella trappola degli usurai». di Riccardo Ciccarelli