La decisone era nell’aria, ma fino all’ultimo abbiamo pensato che potesse essere corretto l’errore commesso a novembre e che il Comune di Arezzo potesse fermare una scelta avventata e pericolosa presa dal Consiglio comunale senza che esista una legge nazionale capace di regolare una materia così delicata come il testamento biologico in cui c’è in ballo la vita. E, invece, la Giunta comunale (assenti il sindaco Fanfani e gli assessori De Robertis e Cecchini) ha approvato la delibera con la quale si dà attuazione all’atto d’indirizzo e si attiva il servizio per la dichiarazione anticipata delle volontà di cura. Una dichiarazione che i cittadini hanno la possibilità di fare presso un notaio. Inoltre sarà a disposizione anche il segretario generale che riceverà la dichiarazione, provvederà all’autentificazione della firma e ne conserverà una copia in modo riservato. Con questa dichiarazione il cittadino indicherà da una a tre persone fiduciarie che saranno depositarie delle sue volontà anticipate di cura.Di fatto si crea una disposizione sul «fine vita» in cui ciascuno può lasciare per iscritto l’indicazione di morire e al tempo stesso di delegare a terzi la propria vita nel drammatico frangente della malattia e della sofferenza. Quasi che idealmente si possa «sopprimere» la vita a priori, con un testo notarile. Un’assurdità ribadita in Consiglio comunale dall’unico consigliere di maggioranza che ha votato contro l’atto di indirizzo: il medico Luciano Ralli, esponente del Pd. «Una cosa è decidere quando le condizioni di salute sono buone; tutt’altro è fare una scelta quando si è malati: l’esperienza mi insegna che il paziente è tenacemente attaccato alla vita», aveva raccontato Ralli ad Avvenire. Non hanno condiviso la sua visione le forze politiche del centrosinistra che a novembre hanno approvato il testo: Pd, Partito Socialista, Italia dei valori e Sinistra. Adesso il nuovo atto.Sulla decisione è intervenuto anche il presidente provinciale di Mcl Arezzo, Roberto Tiezzi. «Il registro dei testamenti biologici non ha alcuna valenza giuridica. Nessun medico è tenuto a rispettare le dichiarazioni di un cittadino italiano, anche se messe per iscritto davanti a un pubblico ufficiale, sia esso notaio o dipendente comunale». Poi ha aggiunto con amaro sarcasmo: «Di fronte all’acutizzarsi degli effetti della pesante crisi economica, che ha prodotto anche nel nostro territorio provinciale una forte impennata dell’apertura delle procedure concorsuali, la Giunta ha pensato bene di “investire” tempo e denari pubblici per argomenti di competenza parlamentare».G.G.