Arezzo - Cortona - Sansepolcro

La scommessa culturale dell’attrice e regista biturgense Caterina Casini. «Con il teatro a Sansepolcro aiuto la gente a crescere».

Quando si parla delle personalità che partendo da Sansepolcro hanno travalicato i confini del territorio arrivando a livelli nazionali, non si può dimenticare Caterina Casini; l’attrice biturgense sensibile e istrionica, torna a far parlare di sé ottenendo un meritato successo a Roma, il 23 aprile scorso, nello spettacolo realizzato dall’associazione culturale «Laboratori Permanenti». Lo spettacolo «Odissea – Letture in musica» ha trovato spazio nella cornice della Biblioteca Casa della Memoria e della Storia. La Casini ha vestito i panni di regista e di attrice; il testo epico è stato letto e interpretato in diverse lingue con commenti musicali di grande modernità. Abbiamo rivolto alcune domande alla regista e attrice di Sansepolcro.Come è scaturito lo spettacolo «Odissea – Letture in musica»?«Il progetto è nato come progetto didattico e poi è diventato uno spettacolo aperto al pubblico. Mi è venuto in mente come reazione alla televisione attuale, che proprio non mi piace. Innanzitutto utilizziamo il greco, come lingua originale. Inoltre gli studiosi riconoscono nell’Odissea una tecnica di racconto tipica dei narratori slavi. Così la geografia riferita al poema si allarga, rendendo plausibile la tesi che il bacino del Mediterraneo sia coinvolto nel viaggio di Ulisse».Lei che si è confrontata col pubblico televisivo a fianco, tra l’altro, di Renzo Arbore e Raffaella Carrà, crede proponibile un’Odissea popolare?«L’Odissea è un grande racconto popolare, è la televisione di allora, notizie provenienti da terre lontane , convogliate in un unico racconto con un unico eroe; ciò che si narra nell’Odissea non sono le vicende del solo Ulisse, ma centinaia di racconti, narrati dai cantori dell’epoca, che Omero ha messo insieme. Per farla apprezzare bisogna essere padroni del linguaggio e quindi poi interpretarla, perché le storie narrate sono semplici, piene di immagini bellissime. Ulisse è vicino a noi, è un uomo pensante, capace di azione, curioso, che mai rinuncia a fare esperienza, e i personaggi intorno a lui sono paragonabili a quelli del nostro quotidiano».A Sansepolcro è direttore artistico della Scuola comunale, regista della Compagnia di Teatro Popolare e presenta lavori nelle stagioni teatrali locali. Anche in provincia si può fare teatro?«Diciamo che le città sono sature. La cultura soffre la crisi. Oggi esistono tanti spettacoli che durano un giorno solo. Bisogna invece lavorare alla ripetizione, perché è così che lo spettacolo prende forma. Con la Compagnia di Teatro Popolare di Sansepolcro ho insistito su questo punto, in modo che si crei un’affezione da parte del pubblico».Qual è il suo rapporto col nostro territorio?«Nella nostra provincia ho cominciato nel 1984 saltuariamente, poi è venuto il ruolo di consulente artistico al Teatro di Anghiari e quindi ho concentrato il mio lavoro su Sansepolcro. Qui dieci anni fa è iniziata l’avventura della Scuola di teatro comunale. Dalla Scuola è nata poi la Compagnia di Teatro Popolare. Dedico molta energia a questo, perché intendo il teatro come occasione di crescita per la gente. Certamente la provincia offre più spazio, e ho potuto far nascere produzioni distribuite poi a livello nazionale proprio in provincia, portando i miei collaboratori in zona a lavorare».Il 5 e il 6 giugno porterà in scena al teatro di Citerna l’atto unico «Oggi sto così».«La tecnica è quella dei tanti personaggi provenienti dalle mie osservazioni del quotidiano, paradossali e tragicomici. Sono creature divise in due categorie, vittime e carnefici, che si incontrano nella vita, ma che una volta sul palco ci permettono una risata liberatoria.Quale posto occupa la comicità nel suo lavoro?«Non ne posso fare a meno. Mi sembra un buon modo per affrontare la crudezza dei tempi. Ho avuto la fortuna anni fa a Milano di essere in cartellone in doppia serata con Franca Valeri, io facevo il mio spettacolo e poi lei il suo; lì ho capito ancor di più la bellezza e l’intelligenza della comicità». di Michele Foni