A San Gianni di Sestino, una casa per ferie, realizzata in anni recenti dall’Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, è pronta ad accogliere, dal 9 maggio, quanti cercano ristoro fisico e dello spirito. Perché qui il mondo si è fermato: le strade sono lontane «fettucce» che laminano in basso il Marecchia, l’industria è quella dell’uomo: campi e mandrie allo stato brado. Una valle né piccola, né grande, segnata da due torrentelli, il Torbello e il Torbellino, che scendono dai Sassi di Simone e dal Simoncello. Il verde è tappeti di campi e chiazze di boschi, che ogni tanto fanno spazio a montagne di sassi travertinosi. Oltre i «giganti naviganti» dell’Appennino, cioè il Simone e il Simoncello, la rupe di Miratoio, castello antico, e Petrella Massana, altro insediamento del XI secolo. E poi calanchi dove le terre sono altrettanto giardini di marne colorate. Al centro, accanto a prati, a strutture sportive, ad un vecchio mulino e ad un laghetto per la pesca sportiva, svetta l’antica chiesa di San Gianni, o San Giovanni in Vecchio, già sede di un insediamento monastico, ricca di reperti storici e di opere d’arte. Sull’uscio delle due vecchie case contadine, ora tirate a lucido, accolgono con sorriso e professionalità Maria Rosa e la figlia Elisa. Infaticabili, colte e innamorate del lavoro. E del luogo. La riapertura è stata l’occasione per una «festa dell’accoglienza»: ospiti vecchi e nuovi , la cucina che profuma di camino e legna. E anche don Arialdo Ruggeri, parroco di Ca’ Raffaello, San Gianni e Santa Sofia, sorride, perché una parrocchia «nuova» anima le sue cure, che presto vedranno anche il restauro completo del luogo.Giancarlo Renzi