Capita che si alzi il gomito. Sempre più spesso. E soprattutto fra i giovanissimi. Accade anche ad Arezzo e a lanciare l’allarme è l’associazione «I care» che si occupa del mondo giovanile e di recente della «prevenzione» dell’abuso di alcol. Vino, birra, superalcolici sono le bevande che accompagnano il sabato sera di molti adolescenti del capoluogo e del territorio limitrofo. Il fine settimana visto come «valvola di sfogo» dove riversare lo stress accumulato durante i giorni precedenti. «Però è possibile far capire ai ragazzi che ci si può divertire senza l’uso e l’abuso di alcol». È la sfida lanciata da «I care» con le sue attività «anti-sbornia».La domanda iniziale è semplice: si può dire ai ragazzi di non bere? Sì, risponde l’associazione attraverso il progetto «Overface». «Il nostro intento è quello di insegnare ai giovani che è possibile divertirsi in modo sano», dichiara Pierluigi Ricci, vice-presidente di “I care” e responsabile del Centro progettazione e sviluppo. Al centro dell’iniziativa un calendario di feste (nelle foto a destra e in basso) organizzate il sabato sera e rivolte ai ragazzi delle scuole superiori, all’interno delle quali non vengono distribuite bevande alcoliche. «All’inizio i ragazzi erano un po’ stupiti dal fatto che, recandosi al bancone non vi trovavano alcolici spiega Ricci ma in seguito le feste hanno riscontrato una buona partecipazione e sono state accettate in maniera positiva». Undici sono stati gli appuntamenti promossi che, con una cadenza quindicinale, si sono tenuti tra gennaio e giugno del 2009. «Inizialmente dichiara il vice-presidente sono stati i quartieri della Giostra del Saracino ad ospitare le serate per poi passare, secondo un modello itinerante, al cortile del liceo scientifico “Francesco Redi” di Arezzo, al Circolo artistico e nelle principali piazze aretine».Dallo scorso dicembre è ripresa l’organizzazione dei «sabato sera senza alcol» legata all’iniziativa «LadyFace», un concorso rivolto alle ragazze che si sono sfidate a colpi di «performance» di vario tipo per conquistare il favore del pubblico. Gli appuntamenti, ormai affermati tra gli adolescenti aretini, sono promossi dai ragazzi stessi, tramite volantinaggio o via web con l’aiuto di Facebook. Come ogni festa che si rispetti, anche quelle del progetto «Overface» sostenuto dall’assessorato alle politiche giovanili del Comune di Arezzo prevedono un dj-set accompagnato da scenografie e l’esibizione di alcuni gruppi locali emergenti.«Nel corso di questi mesi afferma Ricci è stato istituito un piccolo Comitato formato dagli stessi ragazzi provenienti dai vari istituti scolastici della città, con la proposta di realizzare una festa in ciascun istituto». «Il percorso intrapreso da “I care” sottolinea il responsabile tenta di dare una risposta concreta al problema dell’alcol diffuso tra i giovani aretini, accogliendo l’appello che fu fatto qualche hanno fa proprio dall’assessore alle politiche giovanili in seguito agli episodi di alcuni adolescenti finiti in coma etilico durante il sabato sera».L’associazione è nata ad Arezzo da un primo Centro giovanile, voluto da alcuni operatori del Centro di solidarietà, che prese appunto il nome di «I care», ispirandosi al motto della scuola di Barbiana e al pensiero di don Lorenzo Milani. All’interno del centro fu creato un laboratorio di ricerca con il compito di trasformare le idee in progetti. Da qui il debutto nel 1998 dell’attuale associazione di volontariato che con le sue iniziative ha sempre cercato di coinvolgere i giovani, mettendosi a loro completa disposizione. Oggi «I care» possiede tre centri giovanili, due ad Arezzo e uno a Poppi, e un centro per bambini che svolge attività di doposcuola nella zona Tortaia ad Arezzo. di Riccardo Ciccarelli