L’Unesco, ovvero l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. La sigla è tra quelle più conosciute. Ed è quell’ente che, in campo planetario, si propone di scoprire, tutelare e valorizzare il grande patrimonio culturale, artistico, scientifico che, per la sua unicità e rilevanza, non appartiene più a un solo popolo, ma all’intera umanità. Sono ormai molti i luoghi che, per le loro specificità, si propongono come testimonianza di civiltà, di culture, di conquiste scientifiche, di grandi manifestazioni storiche, popolari e folkloristiche, perché siano tutelate, valorizzate e conservate per i secoli futuri. È di questi giorni la notizia, apparsa nei grandi quotidiani, che Arezzo è pronta candidarsi per essere annoverata nei siti patrimonio dell’umanità con gli affreschi di Piero della Francesca e con la Giostra del Saracino, salvo poi a scoprire che, già da tempo, Cortona, zitta zitta, aveva mosso i primi passi per essere inserita nello stesso elenco. Le candidature che mirano al titolo sono numerose e di grande rilievo: Firenze, Siena, Pisa, Pienza con la Val d’Orcia: località che sono ai massimi livelli della cultura, dell’arte e del turismo.Perché, dunque, la «piccola» Cortona ha osato inserirsi nel gruppo di testa per raggiungere l’ambito traguardo? Non vorrei apparire come un accanito campanilista, quindi, eviterò di riportare quella battuta che circola negli Stati Uniti, secondo la quale a un aretino che si presenta con i documenti al punto di controllo del locale aeroporto, il funzionario addetto al servizio osserva: «Oh bene: lei viene da Arezzo? Ah, sì, non lontano da Cortona”». La battuta, come viene riferita, è verosimile, perché Cortona si è ormai conquistato un suo spazio ed è al centro dell’interesse internazionale, sia per la sua storia, sia per la sua arte, sia per le vicende che, negli ultimi decenni, l’hanno portata alla ribalta dell’attenzione mondiale. C’è un museo, il Maec, tra i più importanti in Italia; c’è un museo diocesano che contiene preziosissime opere tra cui l’Annunciazione del Beato Angelico; c’è un centro storico che ha conservato la sua purezza artistica e architettonica; c’è un parco archeologico che giorno per giorno ci fa scoprire reperti insospettabili; c’è un panorama sulla Valdichiana che incanta i visitatori e che fa dire qualcuno (ne sono testimone io stesso): «In tutta l’Europa non ho visto qualcosa di bello, di luminoso, di spazioso come quello che vedo di questa specie di terrazza naturale sulla valle». Che dire poi della notorietà che Cortona che raggiunto nel mondo attraverso i libri e i film che l’hanno avuta come incomparabile scenografia? Pensiamo a padre Brown con Renato Rascel, a «Sotto il sole di Toscana» (libro e film) di Frances Mayes, fino all’ultimo capolavoro cinematografico premiato a Cannes, in partecipazione con Lucignano, «Copia conforme» di Abbas Kiarostami.«Sul centro storico o sul parco archeologico possono convergere le attenzioni della commissione giudicatrice fa notare il sindaco Andrea Vignini . Dobbiamo dimostrare come nella nostra realtà si ravvisano elementi unici e irripetibili che fanno apparire Cortona in tutta la sua specificità. Dobbiamo anche far rilevare però che il percorso è difficile e complesso». «Esiste un patrimonio letterario immenso e in gran parte insondato di testimonianze straniere che sarebbero di aiuto a chi volesse promuovere il nostro territorio per creare intorno ad esso la massima risonanza internazionale», scrive a sua volta lo storico Attilio Brilli. «Se trattate come si conviene, quelle voci ci possono fornire le chiavi per comprendere il patrimonio naturalistico e culturale che ci circonda».A che punto è dunque il procedimento? «Non abbiamo fatto prima pubblicità sottolinea il sindaco Vignini perché prima volevamo renderci conto se era possibile arrivare al risultato. A questo punto posso dire che ci sono state inoltrate richieste di integrazione di documenti; il che significa che la cosa ha preso un buon avvio, anche se per avere una risposta dovremo aspettare almeno due o tre anni. Intanto possiamo dire che la prospettiva è per noi quanto mai gratificante. E una risposta favorevole da parte dell’Unesco ci impone una maggiore tutela del centro storico e, dal punto di vista urbanistico e paesaggistico, di tutto il cono collinare. Ma questo non rappresenta, da parte nostra, che un impegno più consapevole a rispettare e a valorizzare i valori storici, artistici e ambientali del nostro territorio». di Benito Chiarabolli