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Immigrati, anziani e disoccupazione: la Caritas di Anghiari in campo.

L’ attività della Caritas parrocchiale di Anghiari ha avuto inizio alla fine del 2002. Da subito ha cercato, su iniziativa e suggerimento di Caritas diocesana, di guardarsi intorno e vedere. Abbiamo visto tante povertà e disagi che nel territorio crescevano: la disoccupazione che andava mano a mano ad interessare famiglie monoreddito; il disagio giovanile che si allargava a causa della droga e dell’alcol; e la popolazione sempre più anziana e bisognosa di assistenza. In questo contesto precario si aggiunge il flusso migratorio in gran parte costituito dal fenomeno delle badanti (tra l’altro provvidenziale per le persone anziane) e di altre persone che si vanno ad aggiungere alla lunga lista dei disoccupati.Da subito il parroco, don Marco Salvi, ha incoraggiato l’iniziativa dando disponibilità prima di un locale nella canonica, dove poter ascoltare le persone, poi dopo alcuni anni di altri locali che servono per contenere vestiario e derrate alimentari. Fin dall’inizio si è avvertiva la sproporzione tra le risorse (volontari e mezzi) e le richieste di aiuto. Tale sproporzione ha spinto a riflettere sulla specificità della Caritas, sulle motivazioni del volontariato Caritas e sulla necessità di lavorare in rete.L’azione pastorale della Caritas si incarna evangelizzando attraverso la pedagogia dei fatti per mostrare la vicinanza dell’amore di Cristo e della Chiesa. Il volontario Caritas è una persona che ha incontrato Gesù e vuole comunicare ai più bisognosi questa esperienza. Di fatto si propone di essere cuore che contagia tutta la parrocchia. Fare rete vuol dire avvalersi dell’esperienza della Caritas diocesana e della collaborazione delle parrocchie limitrofe. Ma significa anche sollecitare e progettare con le istituzioni e non sostituirsi ad esse, ma agire secondo le proprie specificità.Che cosa trovano i «migrantes» avvicinandosi alla Caritas parrocchiale di Anghiari? Trovano persone che accolgono, ascoltano e intervengono nell’immediato attraverso la distribuzione di derrate alimentari e vestiario, indicano e accompagnano verso le strutture di servizio pubblico. Talvolta si avvalgono anche di professionisti (come, ad esempio, gli avvocati) che si mettono gratuitamente a disposizione.Durante questi anni alcune opere «segno» ci hanno visto impegnati in maniera particolare. Voglio brevemente raccontare il caso di due giovani fratelli romeni orfani, con problemi di alcolismo. Dopo averli accolti, li abbiamo aiutati a trovare un monolocale che li ospitasse. Li abbiamo seguiti per alcuni mesi collaborando con i servizi sociali fino alla loro entrata in una comunità terapeutica.Per concludere voglio rimarcare l’essenzialità della formazione spirituale continua e il confronto con altre Caritas parrocchiali della diocesi per agevolare l’integrazione culturale. C’è ancora moltissimo da fare, ma la fiducia nella Provvidenza ci fa andare avanti con determinazione senza scoraggiarsi per tutti gli insuccessi «apparenti» che possono accadere.di Fabio Mondani diacono permanente