Arezzo - Cortona - Sansepolcro

La parrocchia di Levane si mobilita per i poveri del Brasile.

Partirono insieme, giovani preti, nel lontano 1972 dalla Orciolaia alla periferia di Arezzo, dove nel 1967 avevano fondato il primo Carnevale cittadino. Destinazione: Brasile. Obiettivo: costruire un mondo migliore. Poi don Angelo Sabatini è tornato da Goiania, duecento chilometri da Brasilia, nel 1977, mentre padre Sergio Bernardoni è rimasto in America del Sud e ha messo radici importanti. La parrocchia di San Martino a Levane, di cui don Angelo è titolare, sostiene la missione di padre Sergio che nelle scorse settimane era in Italia per cercare benefattori che sostenessero il suo progetto dell’Università aperta nel Cerrado.Il missionario ha incontrato le terze medie dell’istituto comprensivo «Francesco Mochi» di Levane dove si è presentato accompagnato da don Angelo, tenendo una lezione di geografia sul Brasile, su invito delle professoresse Lucia Belardini e Cristina Ulivieri, due colonne del locale Centro pastorale.Secondo ecosistema del Brasile per estensione dopo l’Amazzonia, il Cerrado – considerato un grande sconosciuto – vive in questi giorni una emergenza ambientale per il disboscamento intensivo dei locali alberelli dalle vaste radici che trattengono grandi quantità di acqua ed alimentano sorgenti sotterranee che, una volta emerse, sostengono alcune comunità locali ancora non censite dal governo. Le multinazionali non solo piantano riso e soia che con la loro rapida crescita consentono profitti immediati a breve termine; ma tagliano tutti gli alberi che forniscono carbone buono per le acciaierie straniere e, con l’aggiunta di fosfato bianco, danno anche un ottimo fertilizzante per la monocoltura.Con la scomparsa dell’acqua e degli alberi che la trattengono sono a rischio anche la biodiversità e le culture indigene che spesso mescolano il gioco di gruppo con l’attività religiosa. «Oggi don Angelo non troverebbe più le foreste del Cerrado», ha esclamato padre Sergio, ricordando che i due milioni di chilometri quadrati (sette volte l’Italia) di questo territorio nelle regioni dell’altipiano centrale fra Goias, Tocantins, Mato Grosso possono essere salvati soltanto dalla cultura.Ecco quindi il progetto di un’Università Libera del Cerrado in uno Stato dove quasi tutte le università sono private con una retta mensile il doppio dello stipendio di un operaio (250 euro). Produrre audiovisivi, creare un sito Internet, diffondere il folclore, aprire scuole autosufficienti: questi alcuni degli obiettivi di padre Sergio. È partita, quindi, da Levane la campagna italiana di sensibilizzazione nelle scuole per salvare il Cerrado e aiutare le popolazioni «dimenticate» di questo angolo del pianeta.Luca Tognaccini