Una Curia diocesana dal volto nuovo e pronta ad affrontare le sfide dei prossimi anni. L’arcivescovo Riccardo Fontana ha presentato a Cenina di Capolona, nel tradizionale incontro con i responsabili degli uffici pastorali, il suo progetto dei servizi diocesani. L’idea è quella di «unire» gli oltre venti uffici diocesani in undici centri pastorali. Tra le novità quella di un centro per il clero e la vita consacrata che si occuperà del Seminario, della formazione permanente del clero, oltre che delle relazioni con gli istituti religiosi. I nuovi centri saranno organi collegiali, ognuno dei quali avrà una sede nel rinnovato palazzo vescovile. Apprezzamento è stato espresso anche per i dieci anni di episcopato del vescovo Gualtiero Bassetti.GLI UFFICI CHE ANNUNCIANO. «Questo è l’ultimo dei miei “ingressi” nella Chiesa aretina, cortonese e biturgense», ha detto l’arcivescovo in apertura di lavori. «È stato un anno fecondo e ricco. Ora è tempo di mettere mano all’aratro. Il nostro servizio di Curia deve essere offerto a tutti in organicità, gli uni correlati con gli altri, pur nella diversità dei compiti e dei ruoli. Chi si affaccia alla nostra Curia, sia di persona che al telefono o con gli strumenti mediatici del nostro tempo, deve sentirsi accolto. Tutti i nostri uffici, devono essere evangelizzanti».LA RIORGANIZZAZIONE. Ecco allora quella che l’arcivescovo ha definito una bozza di riorganizzazione degli uffici diocesani. Un progetto che si basa sull’idea dei centri pastorali, ovvero delle «aggregazioni», ognuno dei quali avrà un proprio responsabile. I centri pastorali al loro interno potranno essere organizzati in uffici e servizi. I primi sono pensati come struttura organizzativa, i secondi avranno un ruolo prettamente operativo. «Ogni collaboratore di curia dovrà avere un preciso compito, evitando sovrapposizioni e tempi morti». Insomma, una curia che sia in grado di dare risposte adeguate in tempi brevi.I CATECHISTI. Il centro pastorale per l’evangelizzazione dovrà riprendere quelle funzioni che attualmente vengono svolte dall’ufficio catechistico diocesano. Particolare attenzione sarà data al catecumenato degli adulti dove, per l’arcivescovo, «non si può improvvisare». Centrale sarà il ruolo del catechista. «È un ministero e non un semplice aiuto al parroco. Il catechista è nominato con un apposito mandato dal presbiterio ha detto Fontana . Dobbiamo riscoprire l’importanza della formazione, altrimenti corriamo il rischio di costruire “sulla sabbia”».LITURGIA E ARTE SACRA. Il centro pastorale per il culto unirà al suo interno l’ufficio per la liturgia e la musica sacra e il servizio per l’arte sacra. Dovrà occuparsi della preparazione delle liturgie presiedute dal vescovo, della formazione dei lettori, degli accoliti e dei ministranti. Particolare attenzione anche ai ministri straordinari della Comunione che «non sono un optional spiega Fontana ma la precisa scelta di una Chiesa ministeriale. Tutte le domeniche grazie al loro contributo, come accade già in molte parrocchie, il Santissimo Sacramento deve essere portato ai malati».CARITÀ E SALUTE. L’idea è quella di portare in diocesi il modello già attuato a livello nazionale dalla Cei dove i temi della carità e della salute sono gestiti insieme. Da qui l’idea che il centro pastorale affiancherà la Caritas al servizio per la pastorale sanitaria a cui si aggiungerà anche il servizio per la pastorale carceraria, prezioso nonostante il ridimensionamento, causa ristrutturazione, del carcere di San Benedetto. «La Caritas non è un’associazione sottolinea l’arcivescovo ma la carità della Chiesa diocesana».CULTURA E SCUOLA. La scommessa è chiara: mettere assieme in un unico centro pastorale tutto ciò che fa cultura in diocesi, a partire dall’istituto superiore di scienze religiose «Beato Gregorio X», passando per l’ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, l’ufficio scuola, il progetto culturale e la promozione dell’arte sacra. Durante il dibattito con i responsabili degli uffici diocesani è emersa anche l’idea di inserire la pastorale universitaria tornata a nuova vita dopo la rinascita della Fuci aretina. «Grazie al prezioso lavoro di monsignor Bassetti e di don Adriano Moro la diocesi può vantare un tesoro prezioso come quello dell’istituto di piazza di Murello. Dobbiamo riscoprirlo e farne il cuore pulsante della nostra Chiesa», chiarisce Fontana.I MIGRANTES. Sul fronte dei migranti la diocesi ha fatto e continuerà a fare molto grazie al contributo di don Angelo Chiasserini, responsabile regionale di Migrantes. «La casa di accoglienza don Bosco di Arezzo è uno splendido esempio di quanto possiamo fare», spiega l’arcivescovo che ha proposto anche un servizio di formazione per le badanti. Da non dimenticare poi l’impegno dell’emittente diocesana Telesandomenico con il telegiornale in multilingua per gli immigrati presenti nell’Aretino.LAICATO E MOVIMENTI. A partire dal convegno dello scorso dicembre sull’enciclica Caritas in veritate, seguito dagli incontri sparsi per il territorio diocesano organizzati in collaborazione con Acli, Mcl, Caritas e associazione «Da cristiani in politica», proseguirà il lavoro di squadra coordinato dall’ufficio per la pastorale sociale e del lavoro, guidato da padre Antonio Airò. In questo senso la nascita di un centro pastorale per il laicato non è che un’altra tappa di un progetto già partito da tempo.FAMIGLIA E VITA. Il centro pastorale per la famiglia proseguirà il cammino già iniziato in questi anni dall’ufficio per la famiglia e avrà anche il compito di coordinare il consultorio diocesano familiare. A questo strutture si affiancheranno l’ufficio per la consulenza giuridica matrimoniale e il coordinamento per la difesa della vita.IL TEMPO LIBERO. «L’aver trasformato l’opera dei pellegrinaggi in un’azione pastorale afferma l’arcivescovo è una specificità della nostra diocesi. È una proposta vera ai nostri fedeli e attraverso i pellegrinaggi vengono offerti contenuti e formazione». Accanto ai pellegrinaggi diocesani, il centro pastorale per l’evangelizzazione del tempo libero dovrà prestare attenzione anche a quelle che Fontana definisce «aggregazioni del tempo libero», come i circoli Acli e Mcl «che non devono essere semplici bar, ma luoghi di aggregazione cristiana».di Lorenzo Canali