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Nella banda di Montevarchi l’incontro fra le generazioni.

Duecentotrè ma non li dimostra. Sono gli anni della banda musicale «Giacomo Puccini» di Montevarchi. Ma quale è il segreto di lunga vita di questa prestigiosa istituzione? Due secoli sono tanti per qualunque organizzazione umana. Risponde il capobanda Francesco Morbidelli: «Abbiamo una scuola di musica con insegnanti preparati e adatti a insegnare ai ragazzi. Nella nostra banda c’è grande affiatamento fra giovanissimi e anziani, corroborato dalle comuni fatiche alle intemperie mentre suoniamo. I giovani sono il nostro futuro».Ammirazione contraccambiata per il direttore Sandro Satanassi. A dieci anni inizia lo studio del pianoforte. In seguito si diploma al Conservatorio di Firenze in strumentazione per banda (1990) e didattica della musica (1994). Insegna in varie scuole medie e di musica e dal 2002 è titolare della cattedra di strumentazione per banda al Conservatorio di Torino. Dirige la scuola di musica di Terranova Bracciolini (dal 1995), il Centro didattico artistico di Montevarchi (dal 1999) e le bande di Montevarchi (dal 1999) e Ambra di Bucine (dal 2005).È il direttore che lancia a Morbidelli i migliori assist sull’importanza della scuola di musica da lui promossa. «Dal 2000 in poi ho cominciato a sentire sempre più la fiducia dei musicanti – afferma Satanassi –. Nel frattempo il numero dei musicisti è cresciuto notevolmente perché il capobanda Francesco Morbidelli portava avanti una scuola di musica con diversi giovani. Anche il consiglio direttivo si è rinnovato nel modo di agire e nelle modalità di gestione e quindi la situazione della banda è andata sempre più migliorando». E Satanassi interviene anche sulle sue capacità che potrebbero portarlo a diventare, un giorno, direttore. «Finalmente nel 2002 sono entrato di ruolo al Conservatorio di Torino. Nel frattempo la banda di Montevarchi è rimasta senza direttore e così nel 1999 mi è stato proposto di provare a dirigerla. Trattandosi della banda del mio paese, la cosa mi ha solleticato, anche se non era in gran forma. Gli strumentisti erano pochi e in prevalenza anziani. Ho accettato l’incarico, considerandolo un’esperienza utile da fare per un paio di anni. Avevo già visto, dopo il primo contatto, che c’era un giovane capobanda esperto nel modo di gestire il gruppo, sul quale fare affidamento nei momenti di minore disponibilità da parte mia e anche per “passare la mano” in tempi brevi. Era il 1999 e tuttora sono qui».Duecento i soci donatori, settenta i soci musicisti, trenta concerti all’anno compreso quello del 25 aprile allargato a Pian di Scò, le feste del perdono il primo venerdì di settembre, le feste folkloristiche, il tradizionale concerto dell’Immacolata che apre le feste natalizie, i raduni di bande. Questa in breve l’attività della banda «Giacomo Puccini» di Montevarchi. Il presidente, cioè l’amministratore, è Giampaolo Cerri che decide dove andare a suonare, spese e riparazioni. Insomma un sodalizio che guarda al futuro ma ben ancorato a un passato illustre che affonda le sue radici in Valdarno. Morbidelli: i giovani sono il segreto del nostro successoAbbiamo intervistato il capobanda della «Giacomo Puccini» di Montevarchi, Francesco Morbidelli, che, come un allenatore e un capitano in una squadra di calcio, guida l’inquadramento della banda durante le sfilate, comanda a gesti e dà l’attacco ai musicanti, sceglie i pezzi, convoca i suonatori. Lui ha il polso della situazione. Si chiama Francesco Morbidelli.L’estate è tempo di vacanze. È difficile mantenere unito un gruppo come può essere una banda musicale?«C’è chi smette. Ma per molti il tempo libero è un’occasione per suonare di più. Noi siamo sempre aperti. Le prove sono il giovedì sera».Collaborate con le scuole?«Sì, con il progetto “Che Banda” la scuola media “Magiotti” di Montevarchi ha acquistato 30 strumenti. Poi facciamo lezione durante il tempo pieno. Su cento ragazzi, cinque poi si iscrivono alla nostra scuola di musica».Quanto costa la vostra scuola di musica?«Cinquanta euro l’anno, più venti euro di iscrizione una tantum. È necessaria la tessera Arci, il circolo che ci ospita in via Mochi 11».Qual è il segreto di lunga vita della banda?«Sappiamo coinvolgere giovanissimi e anziani, persone che altrimenti non si sarebbero conosciute, in un insieme affiatato dal vivere insieme certe situazioni come concerti in condizioni ambientali difficili».Come mai Montevarchi vuole così bene alla sua banda?«La gente ci ama perché partecipiamo a tutti gli eventi pubblici, talvolta siamo chiamati anche ai funerali. Un po’ meno l’ufficio cultura del Comune che fa difficoltà anche a riceverci. D’altra parte a Montevarchi ci sono 140 associazioni».di Luca Tognaccini