Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«Far crescere la coesione per edificare la giustizia».

San Donato, modello di servizio all’uomo nella gratuità. Questo il filo conduttore dell’omelia che il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Riccardo Fontana, ha tenuto durante la Messa solenne presieduta nella Cattedrale di Arezzo per la solennità del patrono della diocesi e della città toscana.«Una festa di famiglia», ha detto Fontana che per la prima volta dal suo ingresso in diocesi ha presieduto le celebrazioni per il patrono. «Donato fu dono di Dio – ha sottolineato –. La sua realizzazione era donare. Proprio quello che deve fare ogni sacerdote. Siamo un dono che Dio fa al popolo. Guai se dimentichiamo questo. Guai se non stiamo in mezzo alla gente». L’arcivescovo ha poi ricordato «le migliaia di sacerdoti che da san Donato in poi hanno servito il popolo aretino». «Il pensiero più forte – ha affermato il presule – va ai presbiteri più anziani, che seguitano ad essere presenti, non abbandonano il popolo. Preti del dono, liberi dal potere e dal denaro». Quindi un pensiero al futuro della Chiesa aretina: «Da Sestino a Foiano, dal senese a Monterchi spetta a noi decidere il volto e le prospettive della nostra diocesi. Quale ministero vogliamo proporre al nostro popolo?». Fontana ha indicato l’esempio dell’«apostolo della Tuscia» che la tradizione vuole martire nella persecuzione di Diocleziano del 304 e che è stato definito dal presule «elemento fondante dell’identità cristiana nella Chiesa aretina, che si esprime compiutamente solo nel dono di sé».Citando papa Gregorio Magno con l’episodio del calice di cristallo in frantumi ricomposto per l’intensa preghiera di Donato, Fontana ha spiegato che «in questo momento in cui il lavoro manca, la Chiesa è chiamata a favorire la necessaria coesione sociale perché riprenda l’impegno di tutti a costruire la giustizia e la pace». Poi il presule ha aggiunto che a causa del «consumismo» «non si è più in grado di vedere Dio». Perciò «tocca a noi far riaprire gli occhi alla gente. È la sfida educativa che la Chiesa italiana ha proposto per questo decennio. Ed è l’impegno che la nostra diocesi metterà in campo con il rilancio degli oratori».La solennità ha avuto come ultimo appuntamento dell’agenda messa a punto dalla diocesi e dal Capitolo della Cattedrale quello delle 18 nella Pieve di Santa Maria dove sono stati celebrati i Vespri e la Messa. Infatti la chiesa che si affaccia sul Corso di Arezzo custodisce il prezioso reliquiario del santo patrono.La sera precedente, in occasione del dono del cero votivo da parte del Comune di Arezzo e delle amministrazioni municipali del territorio della diocesi, al quale hanno partecipato anche i musici, gli sbandieratori, i rettori e i figuranti dei quartieri della Giostra del Saracino, sempre nel Duomo aretino, l’arcivescovo ha ricordato «i tanti esempi di volontariato e associazionismo presenti in diocesi. Esempio di donazione agli altri, vera eredità del santo che porta sin dal proprio nome il dono».