Dalla mancanza del lavoro soprattutto fra i più giovani alle difficoltà degli anziani che non riescono a pagare l’affitto di casa. Nella sua prima lettera pastorale alla diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, l’arcivescovo Riccardo Fontana mette in evidenza i mali che attanagliano il «tempo presente». Parole forti che non vogliono essere solo l’ennesimo grido di allarme, ma che rappresentano la concreta volontà di ribadire la presenza della Chiesa locale in una realtà che «vede la necessità di favorire maggiore concordia» e in cui «ai cristiani laici è chiesto di impegnarsi nella soluzione dei problemi, alla Chiesa intera di invocare da Dio la grazia della conversione dei cuori, perché l’egoismo e l’autoreferenzialità, demoni del nostro tempo, siano ancora scacciati dalla nostra società».IL DOCUMENTO. È un grande affresco dove si scorge il volto futuro della Chiesa particolare quello che presenta l’arcivescovo. Un’opera che Fontana ha cominciato a tratteggiare dodici mesi fa e che ora vuol continuare a dipingere assieme all’intera comunità ecclesiale. La lettera, presentata lunedì scorso al santuario della Verna durante il tradizionale convegno ecclesiale che apre l’anno pastorale, ha per titolo La Chiesa di San Donato. Il volto della comunità ecclesiale in terra di Arezzo all’inizio del terzo millennio. Novantaquattro pagine che Fontana ha definito «il sogno di un vescovo». «In un tempo in cui scrive il presule la cultura dell’apparenza, nel sentire comune, pare aver preso il sopravvento e molti vedono come unici possibili riferimenti il sistema delle relazioni interpersonali e di massa, giova a noi cristiani di riappropriarci dell’identità della Chiesa».L’IMPEGNO. Elemento centrale per la missione della Chiesa nel presente è la pluralità dei ministeri che coinvolge in prima persona i laici. Dall’accolito al catechista, sino all’animatore della pastorale giovanile. Per Fontana, c’è bisogno sempre più che la Chiesa sia «tutta ministeriale». Poi il riferimento al presbiterio che «svolge un ruolo primario e insostituibile» nonostante l’età media sia elevata. Per questo, secondo l’arcivescovo, «occorre rinnovare la presenza del Seminario nella vita diocesana, assicurando a tutti il servizio del discernimento e dell’orientamento vocazionale». Dall’altra parte, serve nelle realtà più piccole tra le 246 parrocchie di procedere verso forme di unità e complementarietà, che siano capaci di migliorare il servizio della Chiesa e la nuova evangelizzazione». È il progetto delle aree pastorali già avviato da mesi. Una diocesi segnata dai tanti santi che hanno calcato le sue terre, da Donato a Francesco, da Margherita a Romualdo. Figure che per l’arcivescovo rappresentano il «patrimonio della sua tradizione», esempio di quell’impegno a fianco della gente che oggi deve essere rinnovato.LE SFIDE. Sono tante le sfide che la comunità ecclesiale si trova ad affrontare, a partire dai matrimoni il cui numero, negli ultimi cinque anni, «è diminuito di quasi la quinta parte rispetto ai valori precedenti». Una situazione che, per il presule, è frutto «degli stili di vita dominati da quei sistemi mediatici che diffondono falsi ideali e generano bisogni inesistenti» e che possono essere sconfitti riproponendo ai giovani il «modello cristiano». C’è poi l’emergenza educativa e quello che Fontana richiama «il rischio di perdere l’identità», perché si stanno «imboccando vie sbagliate e pericolose». Da qui la proposta di scommettere sugli oratori da realizzare nelle parrocchie per affrontare la sfida educativa. Infine il riferimento a quella che Fontana definisce una «società mercantile» che, per il presule, deve spingere a riscoprire quell’impegno per il bene comune. In quest’ottica Fontana invita a far sorgere in ogni parrocchia una Caritas per «farsi carico dell’altro» e per «alleviare le sofferenze del nostro popolo». di Lorenzo Canali