Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Annunciare la vita: un impegno pastorale.

«La pastorale della Chiesa sia, prima di tutto, pastorale della vita, al servizio della vita». Questo è stato il richiamo ripetuto a gran voce alla platea dei centinaia di operatori dei centri di aiuto alla vita riunitisi quest’anno a Roma in occasione del XXX Convegno. Al convegno erano presenti anche gli i volontari del Centro di aiuto alla vita di Arezzo.Le parole, appassionate e vibranti, escono dalle bocche di autorevoli oratori – il cardinale Sgreccia, il vescovo Negri, i professori Meluzzi e Casini – i quali hanno voluto riportare alla radice della Buona Novella: Dio si è fatto carne.È vero e semplice: l’uomo è il valore in sé. La nascita di ogni bambino è la buona notizia, persona completa sin dal primo attimo di vita seppure fragile, indifeso e bisognoso della «migliore tutela che gli Stati contemporanei possano dargli», ha detto Casini.Prima ancora delle iniziative politiche e sociali, il punto di partenza essenziale è l’«Evangelium vitae»: la vita è un bene indisponibile. Su questo i cristiani siano categorici e fermi: non c’è compromesso sul tema della vita, dall’inizio alla fine. Le uniche parole nel vocabolario cristiano siano «sì» e «no» nel confronto con la cultura laicista, soggettivista, scientista e idolatrica di oggi. Quando si tratta degli altri valori (libertà, salute, diritto al necessario per vivere, realizzazione di sé, accoglienza, rispetto reciproco) si può «graduare» la carità, a seconda delle possibilità, delle circostanze, delle reali esigenze. Invece sulla vita, valore primario dal quale tutti gli altri valori discendono e nel quale trovano fondamento, non c’è possibilità di graduare la carità: il bambino o nasce o viene soppresso; pertanto, la carità non può che essere l’accoglienza, incondizionata e assoluta.E, di contro, l’aborto è il supremo abbandono, favorito dalla cultura della morte, radicata nel pensiero antico come in quello attuale, entrambi inneggianti all’uomo padrone di sé e del mondo. L’«io» sganciato dal mistero di Dio diventa un corpo, nell’accezione materiale del termine, ovvero «materiale biologico». Senza Dio la scienza è un idolo e l’uomo una macchina animale, giungendo all’estremo di legittimare la clonazione di un uomo al mero scopo di allungare la vita di un altro uomo più forte, con il plauso all’eutanasia, alla manipolazione genetica, passando per l’eugenetica e per altre forme di violenza sul più debole.Come ribadito dagli oratori al convegno, la Chiesa deve farsi principale portavoce della difesa della vita. Essa ha il dovere di curare la Vita per ragioni teologiche, umane e caritatevoli. Negri e Sgreccia non si sono limitati a richiamare tutti i fedeli e gli operatori della Chiesa all’impegno quotidiano nella pastorale della vita, ma hanno dettato un vero e proprio vademecum dei capisaldi di tale pastorale, affinché le iniziative per la vita siano sempre in evidenza nella comunità cristiana, in un’osmosi di sollecitazioni reciproche. Così i sacerdoti sono chiamati a introdurre i temi del valore della vita e del suo rispetto nella catechesi; occorre incrementare le opere caritative per sottrarre le donne alla solitudine e per far recuperare la dignità dell’essere madri; bisogna promuovere con decisione e sin dalla prima età scolare l’educazione all’affettività, alla sessualità, alla corporeità, all’embrione. Infine i relatori hanno sollecitato gli operatori dei Centri di aiuto alla vita a svolgere la loro opera come vero e proprio apostolato.di Elisa Del Cucina * Centro di aiuto alla vita di Arezzo