Arezzo - Cortona - Sansepolcro

A Santa Fiora di Sansepolcro il «barroccio» in rotatoria.

Se alle giovani generazioni domandassimo il significato della parola «barroccio» – mi posso sbagliare – ma ben pochi saprebbero darne una definizione. Un risultato diverso probabilmente lo otterremmo se la stessa domanda la facessimo a ragazzi che vivono in ambienti rurali. Certo è che, personalmente, il termine «barroccio» o «baroccio» o ancora «biroccio» fa tornare alla mente quando da ragazzini si associava il suo significato a qualche cosa di antiquato per cui si sfotteva: «la tu mechina è diventeta un biroccio». Invece questo mezzo che altro non è se non un carro, generalmente a due ruote il cui uso è quello di trasportare materiali, ha un trascorso di tutto rispetto, degno di ricevere perfino un «monumento». Proprio per questo da qualche giorno, al centro della rotatoria viaria di Santa Fiora , è stata installata un’opera che servirà proprio a ricordare l’uso che si faceva di questo mezzo. L’opera (che ha come autore l’artista Franco Alessandrini, nativo di Sansepolcro ma residente da molti anni a New Orleans) può considerarsi un vero e proprio biglietto da visita per la più popolosa frazione del Comune biturgense, con i suoi oltre 1400 abitanti, ma soprattutto un simbolo del paese e della Pro Loco. L’idea del barroccio (che ha avuto la meglio su altre idee) esprime al meglio la storia stessa di Santa Fiora, realtà da sempre agricola ma con una forte presenza anche di carrettieri. Diverse, infatti, erano le famiglie del posto nelle quali questa era l’attività prevalente. L’opera è rappresentata da un cavallo diretto verso il nucleo originario di Santa Fiora, che traina il carretto a due ruote guidato dal «barrocciaio» con tanto di cappello e foulard: un’immagine che sintetizza il contesto della frazione di qualche lustro addietro, paese che ha sempre avuto e che tuttora si caratterizza anche per il forte spirito di identità radicato nella gente, nonostante in questi ultimi tempi le persone provenienti da altre zone d’Italia e gli stranieri siano riusciti a integrarsi senza alcun problema. La silhouette «double face» del barroccio è in acciaio, in modo da resistere agli agenti atmosferici mantenendo il colore della ruggine. A completare l’opera mancano adesso la frusta nelle mani del barrocciaio e, alla base della scultura, le due scritte «Santa Fiora» – per chi proviene da entrambe le direzioni della Libbia – con le lettere sagomate in cemento e ricoperte con piccoli sassi del Tevere. I santafiorini a questo punto hanno come obiettivo da raggiungere quello degli inizi del giugno prossimo quando completato il tutto si possa procedere con la cerimonia di inaugurazione quando il paese sarà impegnato nell’appuntamento più importante dell’anno: la Festa contadina.