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«Il mio anno in Africa per costruire il dialogo».

«A Makeni sta arrivando piano piano anche l’elettricità e questo sarà di grande sollievo per le spese degli ospedali e dell’università che devono spendere milioni per mantenere accesi i generatori. Il processo di sviluppo è tangibile (anche grazie all’arrivo di compagnie minerarie ed energetiche), tuttavia è accompagnato da nuovi problemi come il rapido aumento dei prezzi, le dispute legate alla terra soprattutto tra compagnie estrattive e abitanti locali». Parole che raccontano uno scorcio di Africa che ha voglia di guardare al futuro. Parole di chi ha deciso di dedicare un anno a servizio di questa terra e di queste speranze. È la storia di Enrico Roggi, 26enne aretino, che da dicembre ha iniziato un’avventura unica, quella del servizio civile all’estero con Caritas italiana. In particolare Enrico è impegnato in una delle terre più povere del mondo, la Sierra Leone. «Ho scelto di andare in Africa per dodici mesi perché questa esperienza mi avrebbe permesso di dare continuità al mio percorso di studi universitari; – spiega Enrico, laureato in relazioni internazionali – grazie a questa iniziativa ho infatti la possibilità di collaborare con l’università di Makeni e con alcune autorità locali». È proprio questa città, una delle località più popolate della Sierra Leone con i suoi circa 150mila abitanti, a ospitare i partecipanti al programma «Caschi bianchi», promosso da Caritas Italiana. Il progetto rientra all’interno delle iniziative portate avanti da «Focsiv» (Federazione delle organizzazioni cristiane di servizio internazionale volontario) e per quest’anno prevede di inviare due giovani civilisti in Gibuti, due in Burundi e due in Sierra Leone. Il progetto a cui Enrico ha aderito, prevede la diretta collaborazione con la diocesi e l’università di Makeni, fondata dalla stessa diocesi al termine della guerra e con le commissioni di giustizia, pace e dei diritti umani, istituite proprio dal vescovo della città africana. L’obiettivo principale, che l’università di Makeni si prefigge, è quello di ristabilire il rispetto dei diritti umani. L’ambiente universitario svolge attività di formazione della classe politica locale, grazie soprattutto al lavoro svolto dalle sottocommissioni locali, che si adoperano per aumentare la consapevolezza politica nella popolazione. Tra i membri che compongono le commissioni di giustizia, pace e diritti umani vi sono anche un sacerdote cristiano e un Imam, a testimonianza dell’integrazione religiosa che vuole essere promossa in una regione nella quale i cristiani costituiscono una minoranza. «Sono venuto a conoscenza del bando per partecipare a questo progetto – afferma Enrico – tramite Alessandro Buti, vicedirettore della Caritas diocesana». Dopo la partenza per Makeni, avvenuta il 20 gennaio scorso, i ragazzi ritorneranno in Italia ad aprile, per una tappa intermedia di verifica, prima di volare nuovamente in Africa fino a dicembre 2011. A condividere l’esperienza in Sierra Leone con Enrico, sarà una ragazza di Genova. «Il vescovo di Makeni ci ha già messo a disposizione delle moto per compiere i probabili spostamenti all’interno del vasto territorio diocesano», racconta Enrico. Una scelta impegnativa, quella che Enrico e gli altri ragazzi hanno deciso di intraprendere. Un anno che li metterà a fianco anche di una popolazione povera che quotidianamente vive nella miseria. Spirito di adattamento e capacità di mettersi a servizio di chi ne ha bisogno, sono due elementi che Enrico e gli altri volontari non avranno dimenticato di mettere nello zaino. di Riccardo Ciccarelli