Arezzo - Cortona - Sansepolcro

L’europeista Giorgio La Pira spiegato ai ragazzi del Vegni.

Nei giorni scorsi, presso l’Aula Magna «Domenico Petracca» dell’Istituto «Vegni», alle Capezzine, è tornato a parlare l’onorevole Gerardo Bianco, già ministro della pubblica istruzione e parlamentare europeo, vecchio (è consentito dirlo per un signore nato nel 1931), autentico, democristiano. L’occasione è stata quella della commemorazione di Giorgio La Pira, eletto sindaco di Firenze il 6 luglio 1951. Tra i suoi primi atti volle, come gesto simbolico della sua linea politica, conferire al galeatese don Giulio Facibeni il titolo di Cittadino Benemerito di Firenze per la sua Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa. Ma al centro dell’incontro di Capezzine c’è stato anche il tema della Costituzione repubblicana italiana di cui Giorgio La Pira fu redattore nella commissione dei 75, dando il proprio apporto nella redazione dei «principi fondamentali». La Pira, padre costituente, lavorò per instillare in ogni articolo ciò che di diritto compete ad ogni persona per la sua dignità umana, quella dignità che discende dalla filiazione divina. Nel dibattito costituente tentò pure di attestare che il popolo italiano si dava la Costituzione «in nome di Dio». Purtroppo non vi riuscì.L’onorevole Gerardo Bianco ha parlato (prima del pranzo imbandito dagli alunni dell’Istituto Alberghiero delle Capezzine) della sua amicizia con La Pira, partendo dai tempi in cui lo conobbe alla Università Cattolica di Milano. Fu – a detta sua – un utopista, ma più che utopista, fu, semplicemente, un santo, pieno di candore evangelico. Tanto che, nel lontanissimo 14 agosto 1959, osò andare a parlare di «Paradiso» al capo degli atei comunisti sovietici, Nikita Krusciòv. Quel «pazzo» del sindaco santo di Firenze annunciò al successore di Stalin la resurrezione dei morti in Gesù Cristo, recandogli in dono una statuetta di Maria Santissima, e rassicurandolo che un giorno avrebbe potuto incontrare di nuovo il figlio appena scomparso. Del grande personaggio che fu Giorgio La Pira l’allora cardinale Benelli, arcivescovo di Firenze, nell’omelia delle esequie, disse: «Tutto si può capire di La Pira con la fede, niente si può capire senza di essa».Ecco di cosa, in fin dei conti, ha parlato l’onorevole Bianco alle Capezzine: del coraggio che deve contraddistinguere i cattolici nel testimoniare la propria fede in ogni ambito di vita, senza reticenze, con candore, determinazione e franchezza, agendo di conseguenza.Ha organizzato il convegno il Circolo «Verso l’Europa», presieduto da Donato Palarchi, in collaborazione con l’ufficio scuola della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, nel ciclo di incontri denominato «Educazione alla Costituzione». Ha introdotto i lavori Fortunato Nardelli, dirigente scolastico dell’Istituto «Vegni»; ha presieduto Rita Mezzetti Panozzi, assessore provinciale alla Cultura. «Occorre ripartire dalle origini prima di parlare di smantellamento della Costituzione e dalla centralità della persona. Oggi purtroppo sembra essere centrale il consumo e ciò è una spinta verso l’individualismo», ha detto l’assessore. Leonardo Nepi,vice presidente del «Circolo verso l’Europa», ha portato in particolare il saluto dei giovani del circolo e ha invitato a conoscere il lavoro dei padri costituenti e le radici dell’Europa. «Va respinta – ha detto Nepi – laprovocazione di chi vuol lasciare l’Europa». Un importante impegno quello del circolo «Verso l’Europa», che questi profondi sentimenti vuole risvegliare nella società civile, in particolare nei giovani studenti delle quinte classi del Vegni, ai quali è stata presentata la testimonianza di un politico cattolico di cui è bene fare memoria, per imitarlo senza paura di andar fuori strada, annunciando anche a questo mondo e a questa società che la risposta a tutte le domande è una sola: avere fede nel Figlio di Dio fatto uomo, morto e risorto, Gesù Cristo salvatore.Giuseppe Piegai Insegnante di Religione dell’Istituto Vegni di Capezzine