Arezzo - Cortona - Sansepolcro
«Giorgio Vasari: Santo è bello». Al via la mostra in vescovado.
È il «Cristo nell’orto», l’olio su tavola proveniente dalla clausura del monastero di Camaldoli, dipinto nel 1571, il pezzo pregiato della mostra «Giorgio Vasari: Santo è bello» inaugurata nelle sale a piano terra del vescovado di Arezzo. Un evento, organizzato dalla diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, che vuole celebrare il genio del rinascimento nel V centenario della sua nascita. Cinque sale per un «doveroso omaggio» ad uno «dei figli più illustri, degli ingegni più fertili ed eclettici che la città di Arezzo abbia mai avuto; considerato da alcuni un grande “mediatore d’arte” e un pittore frettoloso, da altri giudicato un bravo architetto ed esaltato da tutti quale primo estensore della storia dell’arte italiana», spiega Daniela Galoppi (nella foto, accanto al «Battesimo di Cristo»), curatrice della mostra. «Ci è sembrato giusto scoprire un aspetto ancora inedito dell’artista che, già affermato presso le più importanti Corti e stabilmente impegnato a realizzare teatrali cicli pittorici, continuò a dipingere opere apparentemente ‘minori’, come gli stendardi, per le numerose confraternite laicali aretine. Proprio da queste opere, indubbiamente meno conosciute, possiamo godere della freschezza e dell’immediatezza di un Vasari pittore intimo, religioso che riesce a superare la magniloquenza dei grandi cicli pittorici libero dalle costrizioni del potere. Straordinariamente qui riunita è possibile ammirare la serie di stendardi processionali realizzati per la sua città, nel corso di un quarto di secolo, dal 1549 al 1573». L’esposizione che resterà aperta per tutto il 2011 propone anche due pannelli, attualmente di proprietà dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, raffiguranti San Donato e San Domenico, olii su tavola, in origine i laterali della pala con l’Annunciazione attualmente conservata al Louvre ed eseguiti per la chiesa di Santa Maria Novella di Arezzo, oggi distrutta. «Il Vasari – aggiunge l’arcivescovo Riccardo Fontana – si avvale della sua altissima capacità espressiva per dire a i suoi contemporanei, ma anche a noi, che “Santo è bello!”». «La Chiesa aretina, cortonese e biturgense, che fu la madre che generò Giorgio Vasari alla fede – prosegue il presule – ne ricorda, a 500 anni dal Battesimo, la sua appartenenza al popolo di Dio di questa città. Alzati di nuovo all’occhio attento del visitatore, quegli stendardi processionali, concepiti dall’insigne pittore per dire a quanti li avessero osservati che “Santo è bello!”, vengono ora riproposti, nella casa dei Vescovi aretini, per ripetere, con Vasari, che vale la pena di rimettersi umilmente in fila con quel popolo laborioso che, nei secoli, da Arezzo si è avviato in Cielo». «Questo è il Vasari “nazionalpopolare”, affatto retorico, poiché con queste pitture doveva excitare la devozione dei fedeli e lasciare memoria di sé in città», spiega Serena Nocentini, direttrice dell’ufficio diocesano beni culturali. Nell’esposizione saranno presenti anche opere di Spinello Aretino, Bartolomeo della Gatta, Luca Signorelli e tanti altri. «Alcuni oggetti sono stati – in via eccezionale – spostati dalla convenzionale sede del Museo Nazionale d’arte medievale e moderna di Arezzo», spiega Agostino Bureca, soprintendente di Arezzo. Una scelta definita «controccorente» dalla soprintendenza frutto della stretta collaborazione con la diocesi.