Arezzo - Cortona - Sansepolcro
L’omaggio al prete “Testa e Croce”
Se n’è andato mentre era dentro una libreria di Roma. Un piccolo segno per chi, come don Angelo Chiasserini, oltre ad essere un sacerdote «operaio» era anche un grande intellettuale. Don Angelo ci ha lasciato così, improvvisamente, lo scorso giovedì 13 ottobre, mentre si trovava nella Capitale, in Via della Conciliazione, dopo un incontro con i direttori regionali della Migrantes: un altro piccolo grande segno, perché ai migranti don Chiasserini aveva dedicato buona parte della propria vita. Al momento dell’improvviso malore è stato subito soccorso da un Finanziere che ha poi chiamato un sacerdote di passaggio, originario dell’Oklahoma, per impartirgli l’unzione degli infermi. Tante le persone che hanno voluto rendergli omaggio durante le esequie celebrate dall’arcivescovo Riccardo Fontana, assieme al vescovo di Montepulciano Rodolfo Cetoloni e al Vicario apostolico di Alessandria d’Egitto, Adelm Zaki, nella «sua» chiesa del Sacro Cuore di Arezzo. «Il suo era uno stile fuori dagli schemi ma efficace», ha detto il Presule nell’Omelia. «Avevamo la stessa età ed eravamo entrambi figli del Concilio. Era un pastore forte dal carattere deciso, capace di una testimonianza di sacerdozio significativa. Un pastore capace di passione». La vocazione di don Chiasserini era nata all’interno del cammino di Comunione e Liberazione. Era stato parroco di Gragnano e Santa Maria a Sansepolcro. Da 23 anni guidava la popolosa parrocchia alle porte di Arezzo ed era responsabile della Migrantes per l’Aretino e la Toscana. Aveva fatto nascere la mensa parrocchiale per i poveri e la Casa per minori «Don Bosco». Forte anche il suo impegno per le comunità di circensi e giostrai. Ogni anno nel periodo natalizio organizzava una Messa presieduta dal Vescovo nel Luna Park di Arezzo. Ma don Angelo non scordava nemmeno i laici. Nella parrocchia di piazza Giotto, per esempio, aveva contribuito alla nascita dell’associazione «Testa e croce». Forte l’impegno per la diffusione di Avvenire e di Toscana Oggi. E proprio il nostro settimanale, come ricorda il direttore generale di Migrantes don Giancarlo Perego (vedi articolo sotto), è stato uno degli ultimi pensieri di don Angelo. Tra i progetti di cui aveva avuto modo di parlare, durante l’incontro per il quale era arrivato a Roma, c’era anche l’idea di creare «un inserto per una costante e puntuale informazione sui temi migratori». Una delle tante idee e progetti che certamente non moriranno con lui e che nel suo ricordo saranno portare avanti.
Lorenzo Canali
«Pieno di idee e progetti fino all’ultimo momento»
«Tra i libri, il suo secondo amore, dopo le persone, e tra le persone i più poveri e dimenticati, ha lasciato il suo sorriso e il suo ultimo respiro. Nella due giorni con i delegati regionali aveva portato l’esperienza delle Migrantes della Toscana, con quella voglia di comunicare le buone prassi di incontro e di accoglienza dei migranti che nelle chiese locali e nelle parrocchie stanno crescendo, anche se con fatica». Così don Giancarlo Perego, direttore generale Migrantes ricorda don Chiasserini. «Durante il pranzo, due ore prima della sua morte, mi aveva comunicato il suo entusiasmo per i corsi di teologia, cristologia e trinitaria, che avrebbe tenuto nell’Istituto superiore di Scienze religiose di Arezzo e il suo desiderio di continuare l’esperienza con “Toscana Oggi” di un inserto per una costante e puntuale informazione sui temi migratori. Non dimenticheremo facilmente la sua delicatezza negli interventi e nel trattare le persone, accompagnata da un sorriso sornione, la sua bonaria ironia, il suo amore per lo studio e la ricerca; la sua voglia di comunicare, il suo cuore parrocchiale’, sempre in piazza e la tra le case; il suo amore a tutti cattolico’, con un’attenzione preferenziale per i migranti: immigrati, emigranti, fieranti e circensi in particolare; la sua fraternità sacerdotale, sempre aperta anche ad accogliere i confratelli provenienti da altre Chiese». Hanno reso omaggio a don Angelo anche due amministrazioni comunali: «Il Borgo ha perso il babbo di tutti», ha ricordato il vice sindaco di Sansepolcro Andrea Laurenzi, che negli ultimi anni aveva collaborato con don Angelo per l’organizzazione della «Festa dei popoli» in Valtiberina. «Ogni volta che veniva a Sansepolcro diceva che questa festa riusciva particolarmente bene e ripeteva Quando sono in Valtiberina sono a casa mia». «Un carissimo amico con il quale ho trascorso l’intera fanciullezza e la gioventù», ha detto il sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani. «Era un uomo di Chiesa, raffinato nelle sue analisi e nelle sue omelie e pronto a spendersi, ogni giorno ed ogni ora, per gli ultimi del mondo».
«In parrocchia era una guida sicura»
E’ difficile decidere da dove cominciare per raccontare don Angelo Chiasserini. Da qualsiasi angolatura si voglia iniziare a gettare lo sguardo sulla sua persona, è necessario girargli intorno a 360°, per non rischiare di dare di questo corpulento sacerdote un’immagine parziale. Se, ad esempio, ricordassimo solo quando volle fortemente che la moratoria dell’aborto promossa da Giuliano Ferrara facesse tappa nella nostra parrocchia, o se ci limitassimo a rammentare la sua partecipazione attiva alle manifestazioni in memoria del Viva Maria, o se ancora si parlasse unicamente di quando la Massoneria uscì con le ossa rotte dalla conferenza che si tenne nei locali del Sacro Cuore, si restituirebbe l’idea di un prete volutamente provocatorio, attento esclusivamente agli aspetti culturali di attualità. Un rischio analogo si prospetterebbe ricordando don Angelo solo come il prete dei poveri e dei migranti. O, ancora, sarebbe riduttivo parlare unicamente della sua passione per la Sacra Scrittura, per la Chiesa delle origini, per l’apostolato di San Paolo. E che dire dell’importanza che don Angelo attribuiva alla preghiera personale e comunitaria? Don Angelo non era «il parroco dei poveri», non era «il prete provocatore», non era «lo studioso fuori dal mondo» e neppure «il contemplativo». Don Angelo amava Gesù Cristo e la Chiesa cattolica e manifestava questo amore con tutti i carismi che Dio gli aveva donato. Ecco: la dimensione dell’amore per Cristo è l’unica onnicomprensiva, la sola che rende giustizia alla personalità poliedrica di don Angelo. Questo suo amore era contagioso. È stato don Angelo a farci innamorare di Cristo e della Sua Chiesa. Dai modi talvolta rudi, dall’aspetto burbero, aveva un animo sensibile e delicato. Fine teologo, non perdeva mai di vista la dimensione terrena, quegli aspetti incarnati della religione dell’Incarnazione. Sapeva affascinarti raccontandoti della Santissima Trinità e prenderti per la gola coi ravioli all’ortica fatti con le sue mani (ma l’ortica la raccoglievamo noi!). Per tutti aveva una parola, a chiunque sapeva rivolgere l’attenzione necessaria, soprattutto a coloro che sono gli ultimi: non solo ai materialmente poveri, appunto, ma anche a chi, spiritualmente lontano dalla Chiesa cattolica, mostrava per don Angelo una sincera amicizia da lui ripagata con gli interessi. Don Angelo sapeva andare all’essenza delle cose, sapeva sempre colpire il centro del bersaglio. A livello strettamente personale, certamente il sentimento dominante è quello della gratitudine. Ci ha accompagnati dall’età difficile, quella in cui si rischia di uscire dal seminato, fino alla maturità, alla consapevolezza umile ma determinata della Fede in Cristo, raggiunta in sua compagnia, grazie a lui. Una compagnia fedele, fino all’altare dove ha celebrato il nostro matrimonio. Ti guardi indietro e capisci che quello che sei lo devi a certe persone che Dio ti ha fatto la grazia di incontrare. Pensi che ti senti libero di quella libertà che Cristo ti promette, perché hai avuto l’esempio di un uomo libero. Pensi che provi a guardare tutti con amore e allo stesso tempo riesci a non indulgere in facili sentimentalismi, perché qualcuno ha fatto lo stesso con te. E se guardi avanti, sei certo che rincontrerai don Angelo, se Dio con la sua immensa misericordia ti accoglierà con Lui. Ne siamo certi, perché don Angelo ci ha insegnato anche la certezza della resurrezione.
Chiara Marziali e Lorenzo Schoepflin