Arezzo - Cortona - Sansepolcro
Valtiberina 1944: preti e laici in difesa degli ebrei.
E’ uscito nei giorni scorsi in libreria il volume «La via del Trebbio», scritto da Alvaro Lucernesi e Andrea Bertocci. Ispirato alla vicenda personale di Alvaro Lucernesi, la cui famiglia nascose e aiutò alcuni ebrei provenienti da Trieste, ripercorre le esperienze legate all’ultimo periodo della guerra attraverso le pagine del suo taccuino e la descrizione degli eventi visti dagli occhi di un ragazzo di sedici anni, assistente del giovane don Duilio Mengozzi. Pagine eroiche, che si intrecciano con le vicende personali di personaggi come il famoso critico letterario Attilio Momigliano (nascosto con la moglie nel reparto malattie infettive dell’ospedale di Sansepolcro, dove compose il commento alla «Gerusalemme liberata» del Tasso), o come la signora triestina Emma Goldschmied Varadi (spacciata per la madre di don Mengozzi e ospitata nella sua canonica nella parrocchia di campagna del Trebbio). Proprio da questa località, posta ad alcune centinaia di metri dal Tevere, transita un grande numero di fuggitivi nel tentativo di raggiungere le linee inglesi, attestate sulla riva opposta del fiume. Su questo scenario convulso, eppure palpitante di vita, si stagliano figure come quelle del vescovo Pompeo Ghezzi e del dottor Carlo Vigo, ma anche dei fratelli Buitoni che, titolari del noto pastificio, assunsero e sostennero il medico ebreo Marino Finzi, pur contravvenendo alle disposizioni del regime in materia di leggi razziali. Ma i fatti di Sansepolcro non corrisposero a comportamenti isolati. Con la regia delle autorità ecclesiastiche e l’assistenza fornita dai sacerdoti e suore, molte famiglie di ebrei in fuga dalle città poterono sottrarsi alle deportazioni trovando rifugio nei conventi o presso famiglie di parrocchiani. Con le note esplicative e le illustrazioni curate da Andrea Bertocci, il libro si conclude con una panoramica delle storie di ebrei nascosti nel borgo di Anghiari (dove furono accolte numerose famiglie tra cui, sotto falso nome, quella fiorentina dell’archeologo Aldo Neppi Modona) e a Città di Castello.