Giovedì 28, aprile alle 21, al Teatro Pietro aretino di Arezzo, Maurizio Micheli andrà in scena con «Mi voleva Strehler», spettacolo con cui debuttò nel 1978. Ormai è da più di 30 anni che l’attore livornese continua a mettere in scena questo «one man show» con la regia di Luca Sandri e ancora oggi continua a fare successo. Lo spettacolo, scritto in collaborazione ad Umberto Simonetta sotto forma di monologo comico, racconta di Fabio Aldoresi, un attore che pur di vivere di teatro è disposto a «vendersi» ad un pubblico maleducato ed ignorante in uno squallido cabaret di periferia. Fabio ha, però, indubbiamente altri sogni e speranze, scaturiti dall’occasione che sta per vivere: un’audizione con il grande regista Giorgio Strehler, evento a cui la rappresentazione intera ruota attorno. Con il pretesto di raccontarci le sue ansie e frenesie, alla vigilia del provino, ripercorre la storia teatrale di Milano a cavallo tra gli anni sessanta e settanta senza rischiare mai di essere fuori tempo. La visione che offre, nonostante si riferisca ad anni addietro, ci fa riflettere sulla condizione culturale attuale, in cui ormai andare a teatro è un interesse di pochi e in cui gli attori emergenti realmente sono costretti ad abbassarsi a piccoli compromessi prima di imbattersi nell’occasione della vita. Gli aretini, ma non solo, dovrebbero cogliere l’occasione di confrontarsi con uno spaccato di realtà che ricorda molto la situazione culturale attuale, anche se i riferimenti che Micheli cita (rimasti tali e quali dalla prima messa in scena) non appartengono al presente. Sara Bonci