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Leonardo da Vinci disegna gli scacchi per Luca Pacioli.

Il De Ludo scachorum o Schifanoia, antico trattato sul gioco degli scacchi, redatto dal celebre matematico rinascimentale Luca Pacioli, per Isabella d’Este, cognata di Ludovico il Moro, fu oggetto di un’accurata raffigurazione grafica ad opera di Leonardo da Vinci. E’ questo il risultato finale di una scrupolosa analisi sull’opera del matematico biturgense, risalente al 1499, irreperibile per oltre cinquecento anni e ritrovata nel dicembre 2006 dal collezionista e bibliofilo Duilio Contin nella biblioteca della fondazione Palazzo Coromini Cronberg di Gorizia, dove attualmente il manoscritto è meticolosamente conservato.Si dice certo della notizia il settantenne architetto e scultore milanese, Franco Rocco, che dopo un anno di raffronti stilistici e cronologici, di paralleli d’immagini e di analogie con un’altra opera di Pacioli: il De Divina Proporzione, che fu indubbiamente miniato dall’artista fiorentino, assicura l’ attendibilità dell’ipotesi perspicacemente avanzata. A riprova di tali supposizioni vanno poi aggiunte le affinità degli accertamenti storici. Infatti, esattamente due anni dopo l’occupazione di Milano ad opera dei francesi, i due cultori rinascimentali (che si trovavano impegnati assieme nella stesura del De Divina Proporzione), si rifugiarono a Mantova, dai Gonzaga, sotto la protezione di Isabella d’Este. Questa era, secondo varie fonti, una grande appassionata del gioco degli scacchi e chiese a Luca Pacioli di dedicarle un trattato sull’argomento.Il matematico biturgense conosceva bene le regole e le applicazioni del gioco, tanto è vero che lo Schifanoia non è un manuale, ma una raccolta di problemi: spesso finali di partita da risolvere in un certo numero di mosse che tutt’ora avvincono giocatori agonisti e amatori di questo sport secolare. Anche Leonardo era un giocatore di scacchi, e pare non abbia saputo resistere alla tentazione di impegnarsi personalmente nella realizzazione grafica di oltre millequattrocento pezzi, disposti su circa centoquaranta scacchiere. Fino ad allora, infatti, le figure degli schemi erano soltanto accennate con le semplici lettere dell’alfabeto, mentre quelli del De Ludo sono profili di pezzi veri, insoliti, bizzarri, caratterizzati da una proporzione aurea perfetta nel rapporto fra dischi ed aste, tra basi e altezze, tra l’uno e l’altro modello. Pezzi raffinati e delicati, che avrebbero potuto facilmente sostituire gli scacchi disegnati da Stauton (oggi universalmente riconosciuti), ma che per sventurata sorte, sono pervenuti troppo tardi nelle nostre mani.Samuele Foni