Arezzo - Cortona - Sansepolcro

La chiesa di San Polo riapre al culto nel segno di San Paolo.

Il 25 gennaio, festa della conversione di San Paolo apostolo, è stata una giornata memorabile per la chiesa di San Polo. Dopo anni di chiusura la bellissima struttura è stata riaperta al culto e riproposta nel suo splendore. La gente è accorsa numerosa alla S.Messa e appropriate sono state le parole del parroco don Enzo Bigiarini. Una commozione generale ha pervaso lo spirito dei presenti, ricordando i tempi della guerra, quando il popolo nel 1942 aveva fatto privazioni e sacrifici per offrire all’immagine della Madonna un «cuore d’oro» in cui furono posti i nomi di tutti i soldati al fronte. Quel dono ancor oggi meraviglioso nel petto della Vergine fu allora speranzoso rifugio ed oggi rimane sicura testimonianza della protezione della Madre per i figli, perché tutti i soldati ritornarono alle loro famiglie e all’affetto dei loro cari: E in questa commozione ognuno di noi ha ripercorso la propria esistenza, ha ripensato alle gioie vissute in quella chiesa: ai battesimi, alle comunioni, ai matrimoni e anche alle persone che non ci sono più e lì avevano passato una parte della loro vita. Mi ritrovavo bambina negli anni ’60 con le calzette corte a correre verso San Polo per il catechismo e le funzioni del mese di maggio. Quel profumo di fiori sull’altare della Madonna e l’odore d’incenso che si sprigionava dal turibolo durante il Rosario sono stati per anni richiamo sia per me sia per decine di altri ragazzi. E don Aldo ci parlava sempre con semplicità di Dio: noi lo ascoltavamo a bocca aperta e quelle sue parole sono state un grande aiuto nella vita. Grazie, don Enzo, per tutto quello che hai fatto per la nostra chiesa di San Polo, per i lavori di restauro eccellenti sia nelle strutture come nei mobili e nell’arredo. Ci hai dato la possibilità di «riappropriarci» della nostra chiesa e di poter continuare a pregare la nostra bella «Madonna della Cintola», fulcro e luce della nostra vita. Tutta la popolazione ti esprime gratitudine.Giuseppina Nardi