Arezzo - Cortona - Sansepolcro

E il comunista disse: «Va ringraziata la Dc»

Mi trovo nel piazzale della chiesa. Vedo arrivare Gino, comunista di antica data, capelli al vento e un serioso paio di baffi. «Salve, baffone!», lo saluto confidenzialmente. «Baffone non c’è più», è la secca risposta. «Ma come? – ribatto – non ha da venì?». «Non è venuto e non verrà mai più. Per nostra fortuna». Lo fisso con sguardo interrogativo. «Dobbiamo ringraziare la Democrazia Cristiana – continua scandendo le parole – è stata un argine, ci ha salvato dalla catastrofe. Ha dato a tutti pane, lavoro e libertà: ci ha permesso di vivere!». «Gino – gli faccio stropicciandomi gli occhi – sei proprio tu?». «Sono io, sono io, non ti sbagli. So quello che dico. Quelli, sì, erano uomini, nella vita e nella politica. Che vuoi mettere, gli omìni di oggi? Prendiamo un Fanfani, per esempio: è riuscito a dare lavoro e dignità agli operai e ai contadini, ha dato casa e stipendio per vivere a tante famiglie. Ma che si vuole? Quelli di oggi? Ma per favore». «Questa canzone non mi è nuova -intervengo io – l’ho sentita cantare in altri tempi. Ma da un altro coro». «Quando ho voglia di cantare canto anch’io, ma come piace a me – ribatte Gino, lisciandosi i baffi – s’impara vivendo. Arrivederci!». Mi dà una pacca sulla spalla e se ne va, ballonzolando. «Arrivederci – lo saluto, seguendolo con lo sguardo – alla prossima puntata». Benito Chiarabolli