«Tutti, e voi lo sapete, siamo chiamati ad essere santi». Con queste parole il Santo Padre ha incitato una marea di giovani a sciogliersi in uno scroscio d’applausi nel corso della sua omelia tenuta a Loreto nella spianata di Montorso in occasione dell’«Agorà dei giovani italiani». Un incontro che cambia la vita quello di Benedetto XVI e del suo popolo, che ha risposto alla sua chiamata da ogni angolo dell’Italia. In 500mila sono venuti ad accoglierlo e in numero ancora maggiore hanno ascoltato le sue parole nella S.Messa domenicale.Ma qual’è la prospettiva che sta alla base di questi numeri? Come mai questo genere di incontri, sul modello delle «Giornate Mondiali della Gioventù», godono di una straordinaria partecipazione? Molti ragazzi, spesso, vi aderiscono su invito di amici che garantiscono uno speciale divertimento; eppure nel momento del ritorno, ci si accorge che qualcosa è cambiato in loro: sono più gioiosi e riflessivi, più caritatevoli, e in un certo senso anche più Santi. Perché? Dal punto di vista razionale innumerevoli ne possono essere le cause: lo stare insieme a tanta gente, la bramosia di libertà dai pregiudizi, il desiderio di fare qualcosa che va fuori dall’ordinario. Eppure per la Chiesa c’è una sola spiegazione che corrisponde a tale fenomeno: l’andare verso Dio, il sentirsi fortemente vicini a lui.Potrebbe apparire strano, ma la maggior parte dei giovani che hanno preso posizione ad un evento del genere, da credito completamente o almeno in parte a questo secondo convincimento. Ecco dunque che i ragazzi prendono posto nella vita religiosa, si fanno avanti, non sono lontani dalla Chiesa come si pensa, anzi, sono pronti a rispondere al richiamo del Santo Padre in qualsiasi momento come a Loreto. Anche a Sidney, in Australia, si presenteranno in molti; perchè ormai hanno sperimentato che è in queste occasioni importanti che ci si sente più vicini all’uomo e a Cristo. Ed è ciò che accadrà anche fra i giovani di Sansepolcro e della Valtiberina.Samuele Foni