Arezzo - Cortona - Sansepolcro

La «notte bianca» sul filo delle note che avvicinano a Dio

Qualcuno aveva messo le mani avanti: «E’ un esperimento. Vedremo come andrà». E, invece, ecco la sorpresa: la notte bianca della musica sacra che fra sabato e domenica ha tenuto sveglia Cortona fino all’alba sul filo delle note di Dio è stata un successo. Probabilmente inaspettato; senza dubbio da far cantare vittoria. Dai vespri in gregoriano al recital dedicato alla Madre nell’eremo delle Celle, il calendario di eventi costruiti intorno alle melodie «ispirate» è stato seguito passo dopo passo da centinaia di «fan». Quasi a voler dire che non è mai una sfida ardua scommettere sulle radici cristiane della nostra terra e far «volare alta» la parola, la musica e la cultura. La «Notte sacra» (nome ufficiale dell’iniziativa promossa dalla diocesi e dal comune) si è aperta nella chiesa di San Francesco con i vespri guidati da monsignor Rodolfo Cetoloni, Vescovo di Chiusi-Pienza-Montepulciano; poi i due oratori nella chiesa di San Domenico su San Francesco e padre Pio eseguiti dal coro e dall’orchestra della diocesi di Roma; a mezzanotte spazio alla danza con lo spettacolo «Madre del pane»; quindi l’ufficio delle letture insieme alle Clarisse; alle due e mezza il concerto gospel a palazzo Casali; e all’alba il recital alle Celle con Pamela Villoresi che ha commosso il folto pubblico. La conclusione è stata affidata a monsignor Gualtiero Bassetti, Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, che ha celebrato la S.Messa in duomo. «Cortona ha vissuto una notte di canti, preghiere e luci come forse non era mai accaduto in precedenza» ha detto nell’omelia il Vescovo. Poi monsignor Bassetti ha ricordato il tema del quarto festival della musica sacra: «Cerca la pace e perseguila». «Cortona – ha aggiunto il Vescovo – è terra di pace perché è la terra di San Francesco e Santa Margherita. E’ terra francescana come tutta la nostra diocesi». Poi l’invocazione di pace in Terra Santa, in Medio Oriente e su «tutta l’umanità su cui incombe sempre il pericolo delle guerre».

Giacomo Gambassi