Arezzo - Cortona - Sansepolcro

A Berlino per scoprire un’opera del Borgo.

L’università dell’età libera di Sansepolcro, nella persona della rettrice, Paola Cardelli, ha organizzato una gita a Berlino e Dresda. La gita era stata programmata nell’ambito delle attività di studio ed era stata preparata da esperti di valore con lezioni sulla vita e la storia del popolo tedesco, sul cinema e sui musei e relative opere d’arte. La gita è la conclusione di un lavoro serio ed impegnato ma in questa pagina interessa più che altro per un altro aspetto, e cioè la presenza al Bodemuseum di un’opera proveniente da Sansepolcro. Si tratta della Madonna di Prete Martino, eccezionalmente firmata e datata 1199, un’opera lignea di carattere bizantino, giunta a Berlino non so in quale maniera. Per giungere a vederla, e a trovarla nel grande museo posto nell’«isola dei musei» – l’isolotto sulla Sprea dove si insediarono nel medioevo i primi abitanti di Berlino- , in una città dai grandi spazi e quindi dalle grandi distanze, un piccolo gruppo ha dovuto letteralmente volare. E la nostra Madonna era lì, tra tanti capolavori ma unica, ieratica e solenne, a testimoniare la ricchezza artistica di una terra che ha sviluppato un alto livello nella produzione di statue lignee. Il presbitero Martino ha realizzato l’icona della Vergine con il Figlio, di notevoli dimensioni, presentandola in una rigida frontalità. Il bambino, che la madre tiene in grembo davanti a sé, ha già la consapevolezza della sua divinità. In una mano tiene una sfera, il mondo; l’altra è tesa verso i fedeli. L’espressione della madre e del figlio è assorta e severa. L’autore e la data dell’opera risultano senza equivoci da una iscrizione posta in basso che recita così: Anno MCLXXXXVIIII mense Januarii. In gremio matris fulget sapientia patris. Factum est autem hoc mirabile opus domini Petri abbatis tempore Presbyteri Martini labore devoto ministrato amore. Berlino conserva altre opere della nostra terra, il Sassetta e Piero, il suo San Girolamo di Berlino appunto, ma, per essere questi più noti e quindi anche più facilmente reperibili in fotografia, l’impatto emotivo, in quella situazione e in quel momento, è stato senz’altro minore.Giuliana Maggini