Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Addio a Stella Ghezzi Castellani

Mercoledì 31 gennaio Stella Ghezzi, mamma dell’arcivescovo di Lucca, monsignor Italo Castellani, ritornava a Dio circondata dall’affetto e delle premure dei familiari. Il funerale si è svolto venerdì 2 febbraio, nella chiesa cattedrale di Cortona, gremita di fedeli. Il Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, monsignor Gualtiero Bassetti, ha presieduto l’Eucaristia concelebrata da monsignor Italo Castellani, dal Vescovo di San Miniato monsignor Fausto Tardelli e da un numeroso gruppo di sacerdoti provenienti da Arezzo, Faenza e Lucca che, in unità di fede di preghiera con il presbiterio e la comunità cortonese, hanno voluto testimoniare affetto e solidarietà cristiana ai figli, ai familiari e ai parenti. Di seguito Toscana Oggi pubblica la lettera di Lalla alla «zia Stella».

Questa è la lettera che non ti ho mai scritto, zia Stella, e che ora leggi da lassù. Con il ‘tu’ che non ti ho mai dato («perché eri più grande», m’insegnarono), ma con l’amore che hai sempre saputo.Conosco appena le tue date principali: la tua nascita, il 19 ottobre del ’17, perché con il cuore e con una telefonata ti ho sempre festeggiato; e quel 4 febbraio quando ti sposasti con il mio zio Quinto. L’anno non me lo ricordo; ricordo però che piangevi nel lasciare la casa di babbo Angelo e di mamma Margherita, dei tuoi fratelli e di tua sorella. Piccola com’ero, mi chiedevo perché davanti a tanti dolci e a tanti confetti colorati. Ma un discorsetto di circostanza seppi fartelo, letto in un foglio dalle righe grandi.Le date più belle e più care per me vennero dopo: nel ’38 nacque Fernando, «pacioccone» fin dai primi giorni; nel ’43 Italo, veramente «Benvenuto» per tanti; poi, nel ’46, Piero. Volesti che fossi madrina di Battesimo per tutti e tre. Italo mi scivolò dal cuscino dentro il fonte (profezia?), e tu tremasti quando a casa te lo raccontai. Poi la guerra, lo sfollamento nella casa dei nonni, che mi dette la possibilità di vivere tanti mesi accanto a te. I nomi dei miei «filarini» li conoscevi tutti, perché quei miei primi sogni te li raccontavo tutti, ma solo a te, dolce zia, perché tu mi «capivi» e perché avevamo tanto tempo da stare insieme, in casa e su per la montagna, quando portavi il pane allo zio, nascosto con le sue mucche, lassù. «Mettetevi il fazzoletto in testa», ci diceva la nonna. Il fazzoletto in testa ricopriva i tuoi capelli folti e ricci e in parte mascherava la tua giovinezza. Mi mettevo da parte per lasciarvi soli qualche minuto quando parlavi fitto fitto con lo zio, e lui ti accarezzava. Eri tanto restia nel manifestare ciò che ti passava in cuore, ma il bene che volevi era tanto.Poi passò la guerra che si diceva mondiale e sfilarono ad una ad una tutte le piccole e grandi guerre di ogni giorno. Terribile quella in cui perdesti il padre dei tuoi figli. Ma la vincesti con la forza che ti veniva dalla fede e dall’amore di chi ti stava vicino. Grandissimo quello di Nina, di Elisabetta e di Carlo che tirandoti il naso ti faceva arrabbiare: ma era un modo per dirti quanto ti voleva bene. Per me sono stati tanti i momenti di silenzio accanto a te in questi ultimi tempi: mi guardavi, ti guardavo. Mi capivi tanto anche allora.Adesso, zia, mi manchi; eccome, se mi manchi! Ti ho stretto forte la mano in cui tenevi l’ultimo Rosario non detto. Continuava fra me e te quell’eternità di amore che adesso tessi da lassù con i miei, con i tuoi cari. Ciao, cara, dolce zia Stella. Arrivederci.Lalla