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Folla record per il presepe di Monterchi

L’associazione «Venite Adoremus» di Le Ville, piccola frazione nel comune di Monterchi, ha realizzato per il secondo anno un evento nobile quanto antico: quello della rappresentazione della nascita di Gesù, ideando un presepe vivente che è stato un appuntamento importante per le festività natalizie . Il tempo libero, la disponibilità dei molti cittadini e l’impegno collettivo hanno contribuito alla messa in atto di un percorso suggestivo che ha attirato migliaia di persone.L’ associazione nasce nel 2005 da una proposta degli abitanti che si sono riuniti attorno al progetto del presepe. La partecipazione è stata assidua. Intere serate estive ed autunnali sono state dedicate alla preparazione dei costumi e degli scenari: ci sono persone che hanno lavorato per interi mesi in un’ atmosfera di rispetto e di condivisione. Le emozioni suscitate dalla sacra rappresentazione sono state innumerevoli come il susseguirsi della folla, composta e incantata che ha animato le strade del borgo di La Ripa, piccola porzione di case arroccate vicino alla chiesa di Santa Maria della Pace il 25 e 26 dicembre e l’1 e il 6 gennaio.Gli occhi dei passanti si sono fermati davanti ai quadri viventi, hanno osservato le sfarzose case dei patrizi e l’impegno dedicato verso l’ educazione dei figli, hanno incontrato i falegnami e i fabbri con la loro arte, il canestraio con i suoi vimini, i tessitori e i tintori, giungendo fino alla piazza animata dai mercati: i venditori di stoffe e di legumi, i decoratori pazienti ed esperti ma allo stesso tempo scenario di realtà anche molto dure come quella della vendita degli schiavi e della mendicanza dei poveri.Altre botteghe di artigiani e di venditori si sono intrecciate fino ad arrivare alla locanda, vivace macchina di vino caldo e pane, simbolo della condivisione fraterna. Immerso in una discesa, si è arrivati alla piana con i pastori e gli animali che vegliavano nei pressi della capanna. Poi è calato il silenzio: è stato il momento della preghiera in cui ognuno è rimasto davanti alla mangiatoia che ha accolto il bambino Gesù, con Maria e Giuseppe.Il passante, quindi, si è avviato verso la parte finale della rappresentazione incontrando altri pastori che si scaldavano attorno ai fuochi, le lavandaie con le mani arrossate, i pescatori intenti nel proprio mestiere. Ed è stato vicino al laghetto che l’attenzione è stata catturata da suoni di campanelli, da lamenti e grida: nello sfondo oscuro di un bosco illuminato dalle fiaccole apparivano i lebbrosi che rantolando nel buio esprimevano il proprio dolore. Perché in una sacra rappresentazione si è toccato il tasto del dolore? La nostra società soffre e tutti ne siamo consapevoli così tanto da sottolinearlo anche dopo la visione di Gesù, proprio perché negli animi si possa formare una maggiore sensibilità verso le persone bisognose. Questo colpisce molto lo spettatore che si sente chiamato in causa non solo come persona ma come cittadino di una società civile. di Linda Mencaroni