«Scrivi un articolo sui campi scuola nell’eremo di Sant’Egidio per spiegare a chi non è mai venuto che cosa facciamo». Questa la proposta; il risultato sembrava scontato; in realtà è stato molto più difficile del previsto. Il fatto è che se io dovessi scrivere tutto ciò che me rappresentano i campi scuola, non mi basterebbe l’intero giornale. Comunque, proviamo.Diciamo subito che il campo scuola all’eremo di Sant’Egidio è il risultato di un anno di attesa, un po’ come le vacanze per gli studenti o le ferie per i lavoratori. Per i riAnimatori e per i tanti ragazzi che partecipano il campo scuola è il «must» dell’estate, la quadratura del cerchio.Per dirla in poche parole si tratta semplicemente di una decina di giorni da trascorrere in compagnia di una sessantina di ragazzi in un eremo lontano dal caos della città, per di più condividendo il camerone con coetanei rumorosi (anche mentre dormono!), facendo un po’ di fila per andare in bagno al mattino e impegnandosi in qualche servizio di riordino e di pulizia prima di allora completamente sconosciuti.Allora che cosa c’è di tanto divertente, direte voi. Beh, c’è che in quei giorni condividi molto di più che semplici attività formative o ludiche. Condividi emozioni, gioie, speranze, momenti di riflessione e di crescita. Le persone che hai accanto si trasformano da sconosciuti in amici, come se in quella settimana diventassimo tutti una gran de famiglia.Mangiare insieme, lavorare insieme, giocare insieme, tifare insieme, riflettere insieme ci unisce così tanto che, finito il campo scuola, si sente la mancanza del vicino di letto che parla nel sonno, del compagno di squadra che fa degli assist stupendi, dell’avversario così bravo a fare muro alle schiacciate, di quel riAnimatore che ti ha rincorso per i camerini minacciando un gavettone perché non avevi asciugato i piatti, di quell’altro che, tra una risata e l’altra, aveva cercato di insegnarti cose importanti, di quell’altro ancora che ti aveva messo una mano sulla spalla e aveva consolato in uno dei momenti ‘no’.Vi dico che i campi scuola sono tutto questo e molto di più. Ne ho fatte almeno una decina di queste esperienze, eppure non vedo l’ora di ripartire perché ogni anno i miei «fratellini» mi regalano qualcosa di nuovo e di sorprendente.Serena