Eventi:

Semplicemente… una famiglia in cammino

Come e perché si diventa pellegrini? Beh, di risposte, lo sappiamo bene, potrebbe essercene un’infinità. Ognuno può proporre la propria storia, con le motivazioni che l’hanno generata. Ma che a farlo sia un padre di Bologna che, dopo quattro giorni di cammino con moglie e figli piccoli su un tratto toscano della Francigena, senza finalità particolari se non quella di fare una faticosa ma bella esperienza assieme, ha scoperto assieme ai suoi la «vocazione» a proseguire fino a Roma, magari in più riprese, non capita tutti i giorni. E ancor meno capita che le certe emozioni siano così ben espresse e trasmesse in un diario di viaggio. Un diario che Monica D’Atti e Franco Cinti hanno pensato bene di riproporre nel sito della Confraternita di San Jacopo di Compostella, all’inizio della pagina dedicata alla Francigena, da loro curata. «Questa volta – hanno scritto – l’editoriale lo facciamo scrivere a una famiglia che ci ha colpito. Non pellegrini, o meglio partiti non proprio come pellegrini. Però con un animo pellegrino, con la capacità di guardare, di cogliere la realtà che li circonda, di calibrare con senso le loro esigenze e possibilità. Fino a costruire con equilibrio e onestà un tratto di cammino da vivere insieme. Siamo orgogliosi e felici che la Via Francigena sia stata per loro una grande occasione per scoprire cose nuove e buone, per fare un’esperienza di famiglia in cammino, per dare vita a nuovi sogni. Siamo rimasti anche commossi dalla lettura del diario scritto da Luca, il papà. E così abbiamo pensato di proporre qui questa storia, questa loro avventura».

«Abbiamo costruito un itinerario di 4 giorni, con tappe presso B&B o agriturismi – spiega Luca nella lettera d’accompagnamento a Monica e Franco, pubblicata appunto come editoriale – poiché non partivamo per un vero e proprio pellegrinaggio, e non ci siamo appoggiati alle “ospitalità povere” segnalate dalla guida (edita da Terre di Mezzo, n.d.r.). Però durante il percorso abbiamo realizzato quanto sia più profondo e vero un percorso di questo tipo se mossi da devozione o fede, soprattutto dopo l’incontro con Giuseppe e Maria (quando si sono presentati non ci credevo…) ad Abbadia Isola, nel nuovo ospitale. Poiché le loro parole e la loro accoglienza (anche se ci siamo fermati per pochi minuti) ci hanno segnato ed emozionato, li abbiamo citati volentieri nel racconto che abbiamo fatto». Racconto che ha sorpreso e commosso anche noi, spingendoci a chiedere la possibilità di pubblicarlo anche sulla nostra pagina. Cosa che facciamo in due puntate, purtroppo non in forma integrale a causa della lunghezza. Chi però volesse leggerlo per intero, non ha che da andare su internet a www.confraternitadisanjacopo.it/Francigena/home.php

M.L.

Il diario

di Luca Calandriello

Conosci luoghi che devono vedere, e pensi che alla fine non e difficile. Basta partire, anziché fantasticare sulle mappe…». (E. Brizzi, «Nessuno lo saprà»).

Quante volte in questi anni ho ripensato a questa frase?

Smettere di aspettare il momento ideale, coinvolgere subito moglie e figli, spiegare il perché di quel desiderio di partire tutti insieme, proporre un itinerario, motivarli a camminare giorno dopo giorno…

Per la paura di non essere capito ho solo fantasticato, troppo a lungo, così alla fine il desiderio di averli accanto è diventato un pensiero fisso, ci stavo male ma non prendevo mai la decisione che li coinvolgesse completamente.

Poi l’autunno scorso è arrivata la proposta, ed è arrivata da lei, dalla persona che pensavo avesse i migliori argomenti per opporsi alle mie richieste.

«… mi hai spiegato tutto quello che provi, la tua voglia di partire ma anche tutti i tuoi dubbi… ma anziché tormentarti e poi andare da solo, se cerchi un percorso che sia piacevole e interessante per i luoghi che attraversa, se organizzi tutto in modo che anche io e i ragazzi ce la possiamo fare, magari possiamo provarci… ad esempio, perché non sfruttiamo parte delle ferie per camminare tutti insieme sulla quella Via Francigena di cui ci parli tanto?».Da allora abbiamo una promessa… 24 giugno 2012Certaldo – San Gimignano«Scusate un attimo… ma non eravamo gia sulla Via Francigena?!»

Capisco lo smarrimento del piccolo, 8 anni di curiosità ed energia, al sentirsi dire «dai che adesso finalmente incontriamo la Via Francigena», ma io l’avevo detto che per motivi logistici avremmo portato la macchina a Siena e poi con il treno saremmo andati a Certaldo, per risalire la collina e poi in «cresta» ( e solo lì, non prima) avremmo camminato sul vero tracciato della VF, verso Pancole.

Evidentemente ci teneva che i suoi passi fossero «francigeni» fin da subito…

Mi salvano tre signore di una certa età, zaini e scarponi, che sbucano insicure e dubbiose dalla curva in cima alla salita, provenienti dalla strada per Gambassi.

«Sorry… Via Francigena… Okay?» e io rispondo sorridendo che va tutto bene, ci sono i segnavia, la direzione è giusta, questa è proprio la Via Francigena… e intanto guardo entusiasta e trionfante colui che un attimo prima si era sentito così ingannato… Poi si scopre che le signore sono tre australiane, due partite da Pavia, una addirittura da Canterbury, tutto a piedi… e ovviamente contano di arrivare fino a Roma e ovviamente noi pensiamo che non ce la potranno mai fare… finché non riprendiamo a marciare insieme, e ci staccano in un attimo.

La salita da Certaldo era iniziata con un discreto strappo fra gli ulivi, fino a Sasso, con all’orizzonte la sagoma inconfondibile di San Gimignano, terribilmente piccola e, di conseguenza , terribilmente lontana.

(…)Camminiamo pensando alle tre formidabili australiane, fino a ritrovarle piu tardi presso la fontanella del Santuario di Pancole, dove anche noi pranziamo, ci laviamo e ci riposiamo un po’.

Arriva il momento per il «grande», 11 anni tutto sogni e romanticismo, che oggi ha il compito di ottenere il primo timbro significativo sulla credenziale che, simile a quella ufficiale, ci siamo creati per l’occasione

«Ah, bene… dei pellegrini…» esordisce il prete mentre apre la porta ai ragazzi. «Un timbro? Certamente, venite venite…».

Il timbro c’è, ed è di quelli che contano, con tanto di sacra figura e citazione di anno giubilare…

… ma pellegrini, noi?

Ovviamente ci eravamo domandati in quale «veste» e con che spirito affrontare questa esperienza: pellegrini, turisti, escursionisti?

Non siamo partiti mossi da particolare devozione spirituale, non vogliamo nemmeno considerarci dei semplici turisti momentaneamente appiedati, o paragonare questa esperienza ai nostri trekking in montagna… ci piace considerarci su questa Via Francigena semplicemente come «una famiglia in cammino», nel senso che siamo esattamente una famiglia, con tutte le dinamiche che ciò comporta e stiamo fisicamente camminando lungo un certo percorso, ma soprattutto abbiamo davanti in mente un nostro percorso «speciale», fatto dei sentimenti che proveremo dentro di noi e dei discorsi che faremo fra di noi, che nascerà da noi e per noi.. e che forse è la vera meta di questo viaggio.

E chissà che anche questo non rientri in un certo tipo di spiritualità…

«Papà, guarda che anche noi siamo pellegrini, abbiamo le bacchette da trekking come bastone, lo zaino come sacco, giusto il vestito e un po’ diverso… e poi abbiamo la conchiglia» mi fanno notare mentre spiego queste cose.

In effetti, a sottolineare la vicinanza, il sostegno e l’apprezzamento verso la mentalità dei «veri» pellegrini, abbiamo con noi il loro simbolo per eccellenza.

Ma la nostra conchiglia e raffigurata in un piccolo distintivo che ho cucito sul mio zaino,ed e lo stemma della Nobile Contrada del Nicchio, a Siena, meta finale di questo viaggio, contrada nella quale abbiamo trovato alloggio per i giorni che precedono il Palio, e che presto sarà tutta in fermento… e per noi questa serie di «coincidenze simboliche» ha un senso e un fascino particolare.

(…)

Mia moglie guarda il grande… «È con particolare orgoglio che ti consegno questa bandiera, che oggi ho portata fin qui da Certaldo… domani tu la porterai fino a Colle Val d’ Elsa, onora il tuo compito con una tappa memorabile».

Prima di dormire si compie l’altro rito, oltre alla «raccolta» di timbri sulla credenziale, che voleva essere soprattutto uno stimolo.

Nel timore che durante la giornata potessero cedere le forze e venir meno l’entusiasmo, abbiamo caricato di significati il fatto di portare, a staffetta, una piccola bandiera, uguale allo stemma, da tenere legata allo zaino, o portata al collo, ma sempre con la conchiglia ben in vista.

E soprattutto, a fine tappa, come ultimo gesto prima di spegnere la luce, uno di noi riceverà, con parole di incoraggiamento, la bandiera da chi l’ha appena portata, per addormentarsi con soddisfazione e per risvegliarsi al mattino con l’atteggiamento responsabile verso una «missione» comune…, come questo cammino, in cui il successo o il fallimento dipendono a turno da ciascuno di noi e non da uno soltanto.

25 giugno 2012San Gimignano – Colle Val d’Elsa«Dobbiamo voltare a destra, tutti questi segnavia indicano quella strada, perche noi andiamo dritto?»

Ha ragione, ovviamente… infatti, prima di S. Lucia, freccine, pellegrinetti neri, segnavia biancorossi, VF rossa su pilastrino bianco, etc etc indicano a destra, per il percorso «ufficiale»…

Aspettavo questa situazione, perché oggi noi seguiremo l’altro percorso, quello segnato solo con il giallo e il bianco, com’è descritto nella guida «storica» (Terre di mezzo Editore). Abbiamo adattato le tappe alle nostre forze e ai nostri interessi, e oggi vogliamo passare da Colle Val d’Elsa, e quindi utilizziamo questo che per noi è il percorso ideale. I segnavia ufficiali li rivedremo solo domani, sulla strada della Cerreta.

(…)

«Bello qui, si vede San Gimignano laggiù, poi colline a perdita d’occhio… oggi si percepisce proprio il muoversi, lo spostarsi in tutto questo spazio», e se avevo ancora qualche timore che questa esperienza potesse non piacere, ecco che la frase di mia moglie spazza via ogni dubbio.

Vedere che anche mentalmente stiamo affrontando la strada nella maniera corretta mi rincuora, non volevo trasformare questi giorni in una corsa contro il tempo e contro i chilometri, per dover rispettare una tabella di marcia troppo esigente; vogliamo proprio assaporare il piacere di spostarsi con le nostre forze in uno spazio, in un territorio, in una distanza che di solito viene vissuta come ostacolo e non come opportunità. Stessa cosa per la percezione del tempo: la giornata solitamente scorre al ritmo degli impegni e non dei bisogni, come avviene invece adesso, con la pausa perche uno ha sete, la sosta a causa di un po’ di fatica, la ricerca d’ombra contro questo gran caldo, o la richiesta di cibo perche adesso la fame si sta facendo sentire…

(…)

… e finalmente avviene il passaggio fra i due fratelli, sono entrambi emozionati da questo rito della bandiera, non sappiamo se sia piu felice quello che dona o quello che riceve…

vedremo domani se anche il «piccolo» sarà all’altezza del suo ruolo…

26 giugno 2012Colle Val d’Elsa-Monteriggioni «Non lo so… sono agitato, forse perché oggi tocca a me…» forse lo stimolo non serviva, anzi… la tappa sarà la più bella, lo sappiamo già da prima della partenza, quindi la tensione del nostro portabandiera si scioglierà presto, nel paesaggio appena fuori San Marziale (…). Più tardi salendo verso Scarna ci raggiungono in due, a piedi, zaini e bastoni… (…). Proseguiamo con questi due signori per un po’, vengono a piedi da Verona, si sono un po’ confusi con le tappe, per aver male interpretato alcune indicazioni prima della partenza, hanno già sbagliato più volte e sofferto parecchio, ma vorrebbero comunque arrivare a Roma, da qui circa 12 giorni ancora, così ci dicono (…).

«Ehi, vi faccio una foto, fate finta di camminare…!». Il panorama merita, la luce è perfetta, il nostro ragazzo ha ragione, ci vuole un bel ricordo di questo momento. Salutiamo i due veronesi, che si complimentano sinceramente con noi e soprattutto con i ragazzi, noi li incoraggiamo per il loro cammino e ci inoltriamo appena per una stradina che gira a sinistra, fuori percorso, perché da lì la foto verrà meglio… e subito… «Francigena? Non da questa parte, si va per di là… al cipresso, laggiù… dove ci sono i segnavia…». Ma qui sarebbe impossibile sbagliarsi, qui è un carnevale di segnavia… ma l’uomo è del CAI locale, hanno in gestione la segnaletica della zona, ci tiene a sapere come ci siamo trovati con le indicazioni… lo rassicuriamo, tutto ben segnalato.

Poi una spettacolare strada bianca, il paese di Strove, la deviazione per Castel Petraia e via dentro ad un buio e fresco bosco e poi fuori in un accecante e caldo uliveto…

«Sembra un altro mondo… non c’è nessuno in giro… se ci perdiamo…» nota qualcuno dietro di me… e ci diciamo che veder comparire un cavaliere in armi, una dama con il suo seguito o un viandante in abiti medievali non ci stupirebbe più di tanto, visto il distacco dalla realtà che stiamo vivendo in questi giorni, e ci viene in mente quel film, con quei due che si perdono per le campagne di Frittole e si ritrovano nel 1492…

E succede anche a noi… anche noi veniamo catapultati in un altro mondo, talmente diverso dal nostro che sembra anche un altro tempo… e succede ad Abbadia Isola.

Abbiamo bussato a quella porta solo per avere un altro timbro «significativo» sulla nostra credenziale… E ci aprono Giuseppe e Maria!

Ci invitano ad entrare con una sollecitudine e un sorriso che prima ci spiazzano e poi ci travolgono, perché è vero che questo è il luogo dell’accoglienza e dell’ospitalità, ma evidentemente non ci aspettiamo tale trattamento. Il bellissimo ospitale dei Santi Cirino e Giacomo è stato aperto da pochi giorni, e loro ci tengono a farci vedere le camere, la cucina, gli spazi comuni… qui dentro si respira un’aria di pace che sicuramente ristorerà i pellegrini che si fermeranno qui, è un luogo speciale in cui poter vivere pienamente la sensazione che qualcuno che si sta prendendo cura di te, anche con gesti di una semplicità estrema ma dalla carica simbolica spaventosa, come la lavanda dei piedi.

Perché è evidente che al piacere immediato del corpo «curato» si aggiunge la consapevolezza che questa persona che si chinerà per lavarti i piedi, affaticati e doloranti dopo una giornata di cammino, si sta mettendo al tuo totale servizio, semplicemente e gratuitamente.

Insistono perché ci fermiamo lì, tra l’altro gli farebbe piacere per via dei bambini, sono felicissimi di prendere nota del nostro passaggio, il loro timbro sarà il più apprezzato di tutti, ma noi dobbiamo andare, anche se questo incontro cambierà non poco la nostra idea di cammino, in particolare su una Via come questa, ci farà invidiare un po’ i due francesi che sono ospitati lì e che adesso stanno lavando i loro vestiti in attesa di mettersi a tavola tutti insieme, pellegrini e ospitalieri, come avviene da sempre e ancora avverrà, grazie all’impegno volontario di persone come Maria e Giuseppe.

Usciamo rigenerati, e subito fuori ci accoglie il giallo e il bianco di un segnavia con entrambe le frecce, una bianca per Roma e l’altra gialla per la direzione opposta… Santiago, e chissà… ma son pensieri che lasciamo per dopo… adesso ci abbracciano altri gialli e altri bianchi, è paglia e polvere lungo questa bella strada per Monteriggioni, ormai ben visibile lassù, che sembra in attesa solo del nostro arrivo.

Il paese è come ci ricordiamo, perfetto e affascinante, ma noi abbiamo ancora almeno 2.5 km prima di fermarci al nostro posto tappa (…). Gli ultimi chilometri risalgono la collina di fronte al paese e seguono la base del boscoso Monte Maggio, in un tunnel verde che ci conduce a Novelleto, sulla strada di Bracciano.

Incontriamo uno dei padroni di casa mentre tagliamo giù per il vigneto della proprietà; sbuca da un filare sul trattore, ci guarda un po’ stupito e subito ci presentiamo… «ma allora siete voi quelli che aspettiamo… a piedi anche l’ultimo pezzo, bravi, che di solito si fan venire a prendere su al paese…» (…).

Incontriamo anche gli altri membri della famiglia, poi il proprietario smette le vesti dell’agricoltore e diventa narratore, si parla un po’ delle vicende della casa, la cui esistenza è già documentata intorno all’anno 1000, di quanti sono passati da lì, studiosi e camminatori… (…).

Siamo ancora seduti a tavola quando mi dice «Papà, ma è troppo bello vivere queste emozioni, perché non andiamo fino a Roma?» «Ma tu ci vorresti veramente andare, guarda che manca ancora tanta strada…» «Secondo me, noi ci dobbiamo proprio andare…» e lei, di fronte a me, lo sa cosa sto provando in questo momento, e mi guarda sorridendo finché non resisto più: sarà per il tramonto, sarà per la malinconia dell’ultima sera, sarà il fatto di averli tutti qui intorno a seguirmi in questa mia voglia… mi lascio andare, e con un nodo in gola che quasi mi fa male riesco appena a dire che «..ci andremo a Roma, ripartiremo da Siena e andremo avanti fin dove riusciremo ad arrivare, e la volta dopo ripartiremo da lì, e avanti ancora… fino a Roma».

Con queste mie parole ancora nell’aria il piccolo dovrebbe anche consegnarmi la bandiera per domani, ma non sapendo cosa dire per l’emozione, me la passa in silenzio… ma lo sappiamo che anche lui è così.

27 giugno 2012Monteriggioni-SienaLui è così, lo sappiamo, e sappiamo anche che oggi reagirà a suo modo, a testa bassa, e non avendo più la bandiera da portare né timbri da farsi fare, si ritaglia il ruolo di guida e parte lungo la Via a caccia di incroci e svolte, tenendo un ritmo altissimo che ci condurrà velocemente al Castello della Chiocciola e alla minuscola frazione Villa, per poi scendere nel bosco e uscire nella caldissima immensità del Pian del Lago (…).

Purtroppo poco più avanti non riusciamo ad orientarci correttamente, sbagliamo un po’ nel raffronto fra scala della cartina e realtà, la vegetazione di un fossato ci inganna, poi un segnavia che secondo noi non dovrebbe stare lì ci mette altri dubbi, finché non andiamo con la bussola, che ci dice che non può essere che questa la strada giusta, abbiamo sbagliato noi, quindi avanti fino ad incrociare la strada… e adesso ci ritroviamo, infatti laggiù sul palo c’è un pellegrino giallo, è giusto così, seguiamo quello, perché il percorso ufficiale allungherebbe troppo la nostra tappa, ormai vogliamo solo arrivare, non c’è più niente da dare (…).

Ancora ci prende una certa emozione quando su di un cartello al bivio fra SP 101 e Cassia ci imbattiamo nell’adesivo che testimonia il passaggio, nel 2006, dello scrittore nostro concittadino e, possiamo ben dirlo, nostro ispiratore, che con quel libro ha risvegliato in me e in noi questa gran voglia di partire.

Ormai l’unica spinta a camminare ci viene dalla voglia di toccare quella Porta Camollia che da sempre accoglie chi viene da nord, non pensiamo ad altro per i prossimi chilometri, fino a quando giungiamo sotto l’arco di ingresso alla città e finalmente smettiamo di camminare.

Cosa avranno pensato quei turisti e quei senesi che qui alla Porta ci hanno visto entrare in città…?

Forse che questa bandiera parli dell’imminente Palio e quindi ci avranno scambiato per concittadini tornati per l’occasione, oppure dagli zaini e dalla faccia stravolta alcuni avranno capito che si camminava già da un po’… chissà? Ma certamente tutti avranno visto le braccia alzate, lo scambio di baci e di complimenti, avranno sentito le grida e le risate… e quindi tutti saranno stati i testimoni della nostra immensa gioia… perché qui, davanti a loro, abbiamo appena mantenuto fede a quella nostra reciproca promessa.