Matteo Venturini: un organista da San Miniato a New York
Matteo Venturini, classe 1981, organista di San Miniato, volerà a New York il prossimo 27 agosto per tenere un concerto nella Cattedrale di San Patrizio. Un evento prestigioso che va ad arricchire la sua carriera già costellata di numerosi riconoscimenti a livello internazionale, di incisioni pubblicate tra l’altro da Brilliant Classics, e da un’intensa attività didattica. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente durante la sua vacanza con la famiglia prima della ripresa dell’attività concertistica.
Matteo, come è arrivata la proposta di tenere un recital organistico nella Cattedrale di New York?
«Ho ricevuto l’invito dall’organista titolare Daniel Brondel, ad agosto dell’anno scorso. Quando ho letto la mail non riuscivo a crederci… È stata una forte emozione. Sicuramente hanno giocato a mio favore due fattori: il suonare con una certa frequenza nelle cattedrali tedesche e la pubblicazione da parte di una casa discografica francese ed una olandese di alcuni miei dischi che hanno ricevuto delle buone recensioni sulle riviste organistiche americane».
Non è la prima volta che attraversi l’Oceano per la tua attività come concertista e come didatta. Com’è nato il tuo rapporto col Messico?
«In Messico sono stato invitato due volte, sia per tournée di concerti sia per tenere dei corsi di perfezionamento, in quanto docente ospite dell’Accademia “Organistas de México”. Il rapporto è nato grazie all’amicizia e alla stima reciproca con l’organista messicano Victor Contreras che conobbi otto anni fa nell’ambito di un festival organistico in Spagna. Anche in Messico osservano molto ciò che avviene in Europa e soprattutto in Germania. In questo caso l’aver studiato a Friburgo in Brisgovia è stato un altro punto a mio favore. Sono rimasto molto impressionato dalla sete di cultura dei messicani e dalla loro curiosità per l’artista europeo. Lo dimostra il fatto che ai concerti che ho tenuto, i giovani in età universitaria erano quasi sempre la fetta più importante di pubblico».
Sei organista della Cattedrale di San Miniato e della parrocchia di San Domenico. Quale relazione c’è per te tra la fede e la musica?»
«La relazione è imprescindibile. Suonare l’organo durante le funzioni religiose lo percepisco come una grande responsabilità, oltre che un onore. Il commento dell’organo infatti deve arricchire quello che è il fine della liturgia, ovvero la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli, come ben espresso da Giovanni Paolo II. E non è un compito semplice. Anche durante il concerto dovrebbe avvenire questa elevazione, tramite lo spettacolo offerto dall’organo. È una grande gioia e soddisfazione quando sento dirmi dal pubblico che ciò è avvenuto».
Com’è nata la passione per la musica e perché hai scelto l’organo?
«La passione per la musica è nata grazie all’esperienza fatta durante la scuola media, grazie a un grandissimo insegnante, Giovanni Del Vecchio, ora professore di Lettura della partitura al Conservatorio di Firenze. Decisi di intraprendere lo studio del flauto traverso, che studiai per circa due anni. Nell’estate del 1995, in modo del tutto casuale, ebbi modo di provare l’organo Tronci della chiesa di San Bartolomeo a Stibbio, che a quell’epoca era la mia parrocchia, e fu per me una folgorazione. Dopo due anni fui ammesso a studiare Organo al conservatorio di Firenze, dove mi diplomai nel 2006. Intanto, dal 1999 avevo ricevuto l’incarico di organista del coro “Balducci” di San Miniato, incarico che ricopro tuttora, ed è stata per me un’importante palestra musicale. Sono sempre stato determinato e motivato nel far diventare questa mia passione una professione, anche se in Italia non è per niente semplice. Mi fortificarono sicuramente i concorsi organistici nei quali sono stato premiato, anche nel periodo in cui ero ancora studente. Quello che mi ha sicuramente aiutato è stato lo studio in Germania: l’aver studiato con uno dei più grandi organisti d’Europa, Klemens Schnorr, è stata un’esperienza unica ed entusiasmante».
Sei anche compositore. C’è qualche autore al quale ti ispiri o che consideri un modello?
«Sono anche diplomato in Composizione, è vero, ma in questo periodo mi sto dedicando a questa materia solo come docente alla scuola «Giuseppe Bonamici» di Pisa. I repertori che preferisco sono il romantico tedesco, Reger, Liszt, Brahms, ed il moderno francese, Messiaen, Alain, Tournemire, Escaich. Forse entrambi i repertori riassumono un po’ la mia personalità musicale: introverso come quello tedesco e in un certo senso visionario come quello francese. Sono dedito anche allo studio del repertorio italiano, conscio del fatto che tanti nostri compositori meritino di essere maggiormente valorizzati. Purtroppo sono spesso accantonati semplicemente perché l’erba del vicino sembra sempre più verde. Ma quando suono queste nostre pagine all’estero, noto che sono fra le più apprezzate».
Progetti futuri?
«Nell’immediato sono impegnato nella registrazione dell’opera organistica integrale del compositore barocco tedesco Matthias Weckmann. Credo che la pubblicazione sarà pronta fra due anni. Oltre a ciò si aggiunge la mia attività ordinaria di concertista, di direttore artistico dell’Associazione “Amici dell’Organo della Pace” di Sant’Anna di Stazzema, di insegnante alla scuola “Bonamici” di Pisa e nella scuola media. Inoltre, un’attività a cui tengo particolarmente, è l’insegnamento di teoria musicale e organo al Monastero delle suore Trappiste di Valserena».