Guglielmo Sanguinetti, il «mangiapreti» di Borgo San Lorenzo che lavorò a San Giovanni Rotondo
Vive la prima parte della vita a fianco della moglie Emilia nel Mugello, per la precisione a Borgo San Lorenzo; ateo e «mangiapreti», condivide la sua quotidianità con la consorte che invece è molto devota del cappuccino originario di Pietrelcina. Una condizione in realtà molto diffusa nella Toscana della prima metà del Novecento – e non solo – che però si risolve quando acconsente ad accompagnare la moglie da Padre Pio. Quel primo incontro sarà la svolta della sua vita: le poche parole scambiate con il frate lo convertono e lo avvicinano alla Fede. Addirittura nel 1946 il medico lascia la Toscana per trasferirsi con Emilia a San Giovanni Rotondo e mettersi a disposizione di Padre Pio: saranno anni di grande collaborazione e di un affetto fraterno, che culmineranno proprio con il progetto della Casa Sollievo della Sofferenza. Purtroppo il medico toscano non vedrà mai la struttura: muore a soli sessant’anni, nel 1954, due anni prima dell’inaugurazione dell’ospedale che tanto aveva desiderato assieme al Santo cappuccino.
Un nome che ha significato tanto, sia per San Giovanni Rotondo che per Borgo San Lorenzo: sono ancora in tanti i mugellani che hanno un ricordo diretto o indiretto del dottore che fece crescere la locale Misericordia e che salvò le vite di molti uomini e donne, soprattutto durante la seconda guerra mondiale. «I ricordi nei nostri nonni o dei nostri zii sono tanti – ha detto Umberto Banchi, provveditore della Misericordia di Borgo, intervenuto alla commemorazione assieme all’amministrazione locale – ad esempio quando venne bombardata la linea gotica e il Sanguinetti adibì i locali della nostra Arciconfraternita con lettini di fortuna per raccogliere i tanti feriti. E ancora, fu lui il primo a raccogliere il sangue per l’ospedale di Borgo San Lorenzo, dando così il via alla raccolta ematica che poi si sarebbe sviluppata negli anni».
«Il Sanguinetti – sottolinea fra’ Luciano Lotti – a San Giovanni rotondo ha portato, di nuovo, la logica delle Misericordie, con la sua realtà del laicato impegnato e la sua organizzazione efficiente. E poi ha insegnato alla gente il lavoro, la dedizione e la capacità di mediazione».
Un segnale per i tanti devoti di Padre Pio, utile a comprendere che la Fede nei confronti del Santo si concretizza anche nell’aiuto ai malati: in questo senso, resta forte il legame tra i Gruppi di Preghiera e le Misericordie: «Una corrispondenza che si è fatta storia proprio con la figura di Sanguinetti – fa notare la coordinatrice dei Gruppi di Preghiera di Prato Manuela Nencini – e proprio questo giorno e questo ricordo possono essere il punto di partenza per una fattiva collaborazione tra queste due realtà». Sempre con questa suggestione, i Gruppi di Preghiera pratesi hanno donato all’ospedale Santo Stefano un busto di Padre Pio realizzato dall’artista Chiara Pasquetti: «Sarebbe bello – continua Nencini – se i tanti devoti di San Pio si impegnassero in attività di aiuto verso i malati, al nostro nosocomio e non solo».