GIAMPAOLO TALANI: C’era una volta il pittore bagnino
Con il mare e la musica, le partenze si sono inserite di prepotenza nella ricerca pittorica di Talani, che nel tempo ha sviluppato una tecnica ed uno stile assolutamente originali. Ma è il mare a farla ancora da padrone. Senza il mare, Talani non potrebbe vivere. Eppure, per assurdo, dalla sua nuova villetta di San Vincenzo, a due passi dal suo «Bagno Venere», il mare non si vede. «Ma si sente», ci dice indicando una delle finestre del suo studio, quella a nord: «È la mia preferita spiega . È una finestra di maestrale, un vento sincero, che non inganna quello che c’è da vedere. Da quella finestra soltanto mi arriva il profumo del mare e delle sue storie salate». Eccola la parola magica: le storie salate, le storie vere, le storie di mare, quelle che Talani osserva dalla battigia perché «solo da lì si può guardare avanti, lontano», solo lì si possono costruire i castelli di sabbia, con «pazienza, passione e devozione per farli crescere», con «amore, a volte rabbia e decisione per renderli forti», con «fantasia, coraggio perché siano belli».
Talani è un sognatore e come tutti i sognatori non rinuncia a grogiolarsi in quella che lui stesso chiama «melanconia», una sorta di rimpianto per il passato, per le «partenze» o per le persone che non torneranno più, come i suoi genitori. «Io li ho amati ci dice e ora che li ho persi, li ricerco». Nasce anche da questa nostalgia per il babbo e la mamma (scomparsa di recente) la prossima mostra in programma a Pietrasanta dal 16 luglio all’8 agosto con il titolo «Ombre». «A mio giudizio spiega l’ombra è la cosa che più si avvicina all’anima».
Nato a San Vincenzo in provincia di Livorno il 13 marzo 1955, Talani espone dal 1977 da quando, ancora studente dell’Accademia di Belle arti a Firenze, effettuò la prima personale. Da allora ha coltivato i generi tradizionali della pittura senza rinunciare a sperimentare altre tecniche compresa l’incisione e la pittura a fresco.
Per avere alternato lo studio al lavoro nello stabilmente balneare del padre, è stato definito il «pittore-bagnino», poi trasformato nel «pittore del Papa» quando, nel 1992, andò a presentare a Giovanni Paolo II l’affresco realizzato sulla parete esterna del Palazzo vescovile di Massa Marittima con all’attivo gli affreschi della chiesa di San Vincenzo Ferreri e del Santuario del Frassine.
Per un periodo è stato definito anche il «pittore delle dive» per aver ritratto una serie di note attrici italiane. «Quella parentesi dice ora mi ha giovato sul piano pubblicitario, ma penalizzato come artista. A tutti interessavano i soggetti di quei ritratti, non la mia pittura».
Ben presto Talani si è sbarazzato di tutte le etichette e si è guadagnato sul campo un posto di rilievo tra gli artisti contemporanei. Ha esposta in tutta Italia e in molte parti del mondo: New York, Washington, Parigi, Colonia, Amburgo, Beirut, Berlino….
A portare all’estero il nome di San Vincenzo sono essenzialmente in due: Giampaolo Talani e Fulvio Pierangelini, il noto chef del «Gambero rosso». Ma entrambi soffrono e scalpitano in una realtà che sembra non riconoscerli appieno e che loro stessi stentano a riconoscere. «Non abbiamo storia e non sappiamo dove andremo a finire», si lamenta Talani facendo riferimento al giovane Comune di San Vincenzo (autonomo dal 1949), che ha beneficiato del grande afflusso di turisti («i bagnanti», come li chiamano da queste parti con un senso bonariamente dispregiativo), ma che non ha saputo fare una politica del turismo limitandosi a concedere licenze edilizie a dismisura.
Tornando a Talani, resta da ribadire il suo grande interesse per la musica. «Sono un musicista mancato racconta . Vengo da una famiglia di musicisti: il babbo trombettista, il nonno primo clarino della banda di San Vincenzo… Ho iniziato il Conservatorio, ho studiato pianoforte per dieci anni e ancora oggi, ogni mercoledì, vado a lezione». Ma non solo: è dall’eta di 5 anni che ha scoperto di avere «l’orecchio assoluto», la capacità di sentire e riconoscere una nota. Ma poi ha prevalso la pittura. La musica è rimasta come passione e come fonte di ispirazione: decennali percorsi attraverso le diverse tecniche (carboncino, olio su tela…) sono dedicati ai «musicisti», presenti con una sezione speciale anche alla recente grande antologica («Sine tempore») di Fiesole.
Laura Farina, preziosa collaboratrice di Talani (con lui gestisce la società «Oltremare arte»), spiega che «i musicisti di Talani non suonano mai, sono orchestre mute: la loro è una musica senza suono». Quei musicisti non suonano perché, in fondo, come dice Talani stesso, «non hanno mai avuto voglia di suonare; troppo distratti e impegnati a seguire un pensiero».