ALBERTO BATISTI: una vita tra le note
Batisti ci riceve nel suo bellissimo studio in via Ghibellina, a Firenze. L’argomento dell’incontro è ovviamente la musica. Chiedo se il mondo della musica sia solo la magia di sette note che unite variamente danno opere e canzoni, sonate e sinfonie oppure se sia anche tran tran quotidiano e rivalità. Questi aspetti negativi esistono e sono legati soprattutto al dibattersi con problemi economici e finanziari: una programmazione di concerti e opere è una fatica «bestiale»: la crisi economica è nel portafoglio di tutti. Le istituzioni politiche prestano sempre meno attenzione alla musica classica, a vantaggio di altre forme di spettacolo che hanno maggiori ritorni economici e di immagine (ma la parola spettacolo riferita alla musica classica è fuorviante: la musica non è uno spettacolo: è un patrimonio).
In tale grigio panorama, pochi anni fa è nata la Camerata strumentale di Prato. L’unione delle varie forze della città con il loro spiccato spirito imprenditoriale ha fatto sì che si «inventasse» quest’orchestra, che ha incrementato il patrimonio culturale della città, ricca di un’illustre storia nel teatro di prosa.
Le orchestre in Toscana sono un patrimonio comune: i musicisti della Camerata suonano anche nell’orchestra del Maggio o nell’Ort quando c’è bisogno di rinforzi per certo repertorio. La Camerata è diventata, quindi, un bacino cui attingere con un interscambio di forze e una collaborazione concreti. Non c’è rivalità con il Maggio che ha altri compiti: dotato di una grande orchestra con giuste aspirazioni nazionali e internazionali ha in repertorio anche il grande sinfonismo impossibile per Prato che si dedica ai classici: Bach, Haydn, Mozart, Schubert, Beethoven. Un repertorio simile lo ha l’Ort. Ma nulla vieta che la Toscana possa dare lavoro a tutti: laddove non arriva l’Ort, potrebbe arrivare la Camerata. Sarebbe bello se Ort e Camerata unissero ogni tanto le loro forze per dare anche ad altre città l’opportunità di ascoltare il grande repertorio: Mahler, Brahms, Cajkovskij, Richard Strauss.
Quella sera fu un sigillo, un premio a tanta fatica. Il resto l’istituzione pratese se lo è costruito con le proprie mani. I dirigenti hanno una passione per il rischio e affrontano montagne apparentemente non scalabili. Ma rimboccandosi le maniche, amando suonare insieme, sentendosi nell’orchestra come a casa, e avendo la fortuna di lavorare con il coro Guido Monaco (antico di 170 anni), è possibile affrontare pagine come la «Nona» di Beethoven, o il «Requiem Tedesco» di Brahms.
E l’opera? In coproduzione con il teatro Pisa, la Camerata ha già già messo in scena le «Nozze di Figaro» e «Così fan tutte». Rimane il «Don Giovanni», in preparazione per il novembre prossimo con una compagnia giovanissima. Così nel 2006, quando sarà celebrato il 250° anniversario della nascita di Mozart, la Camerata avrà in repertorio le tre opere di Mozart-Da Ponte.
Nel 2000 «Così fan tutte» fu una scommessa vinta a costi bassissimi: 80 milioni di lire tutto compreso (il cachet di un paio di cantanti di nome per una sola serata): cantanti, orchestra, direttore, costumi, scenografia, regia. Un mese di lavoro e un grande successo. A Batisti non interessa avere grandi nomi. Ama scoprire giovani talentosi che hanno voglia di scommettere, di debuttare in ruoli nuovi. Tante volte la scommessa è stata vinta: con soddisfazione e gioia di Batisti, artisti passati da Pisa e da Prato oggi cantano a Parigi, a Berlino, alla Scala.
Batisti illustra il suo programma per cercare di migliorare la situazione: dopo avere formato l’orchestra, quello che interessa alla dirigenza della Camerata è formare il pubblico. Quest’anno i concerti della Camerata sono stati inseriti nel programma scolastico delle scuole pratesi. Giovani musicologi hanno effettuato incontri con gli insegnanti su particolari periodi della storia della musica legandola alle contemporanee storia, letteratura, filosofia. Agli insegnanti sono stati dati così gli strumenti per lavorare con gli scolari. A Prato è iniziato un programma di educazione all’ascolto del linguaggio musicale. In tale programma il concerto arriva da ultimo come verifica del lavoro teorico svolto prima. Di ogni concerto della Camerata è stata eseguita una replica in orario scolastico esclusivamente per le scuole. I risultati sono stati sorprendenti: per la «Nona» di Beethoven o il «Sogno di una notte di mezza estate» di Mendelssohn il Politeama di Prato (1000 posti) era stracolmo. Batisti ha in mente un invito a costo zero per i giovani. A costo zero: nessun guadagno per l’orchestra ma un investimento per il futuro. Con la consapevolezza di correre un gran rischio è stata offerta ai ragazzi musica ritenuta «temibile» per la difficoltà dell’ascolto: «Verklärte Nacht» di Schönberg oppure la «Serenata» di Britten diretta da Bartoletti. La risposta del giovanissimo pubblico, attento e concentrato, è stata entusiasta e incoraggiante.
Batisti vuole offrire ai giovani agganci con quello che conoscono con quello che sentono dentro di loro: Fidelio è stato il più grande successo che Batisti e i suoi collaboratori hanno avuto con le scuole di Pisa: l’ideale della libertà che intride l’opera di Beethoven toccava tutti e tutti hanno sentito quella musica come propria. E in sala non volava una mosca. Nelle scuole italiane questo lavoro sull’ascolto alla musica non c’è. Batisti fa affermazioni con il dichiarato scopo di fare scandalo (ma chi di dovere si scandalizzerà?): si studiano Carducci e Nievo, ma non viene concesso il diritto di studiare Mozart e Beethoven. «Ma siamo matti? Cosa conta di più per la costruzione di un essere umano? Bach, Mozart e Beethoven o Ippolito Nievo e Giosuè Carducci?». I giovani escono dalle scuole depauperati di Mozart, di Schubert, senza avere il benché minimo strumento per capire la «Nona» di Beethoven. Questo è delittuoso. Così si vive peggio. Si è più poveri.